Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Armageddon Time - Il tempo dell'Apocalisse (Armageddon Time)

 
pic_movie_1645   NUM   1645  
  DATA E CINEMA   2023.03.24 FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   James Gray  
  ATTORI   Banks Repeta, Jaylin Webb, Anthony Hopkins, Anne Hathaway, Jeremy Strong, Ryan Sell, Tovah Feldshuh, Marcia Haufrecht, Teddy Coluca, Dane West, Richard Bekins, Landon James Forlenza, John Diehl, Jessica Chastain, Lauren Yaffe, Andrew Polk, Griffin Wallace Henkel, Marcia Jean Kurtz, Domenick Lombardozzi, Dupree Francois Porter  
  PRODUTTORE   Focus Features, RT Features  
  SCENEGGIATORE   James Gray  
  COMPOSITORE    
  PAESE   USA  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2022  
  DURATA   115 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/armageddon-time-il-tempo-dell-apocalisse/61913/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Armageddon Time, film diretto da James Gray, è una storia di formazione ambientata nel pieno degli anni '80 nel distretto del Queens, a New York e racconta la storia di due amici, Paul e Johnny (Banks Repeta e Jaylin Webb), uno bianco ed ebreo e l'altro nero. Negli Stati Uniti dilaga ancora il razzismo, motivo per cui i due giovani ambiscono a elevarsi socialmente. I genitori di Paul (Anne Hathaway e Jeremy Strong), però, decidono di allontanarlo da Johnny e mandarlo in una scuola prestigiosa, frequentata solo da bianchi.

Il ragazzo ammette di non reagire e stare zitto quando il suo amico viene insultato dai loro compagni di classe per la sua carnagione, ma sarà suo nonno Aaron (Anthony Hopkins) a insegnargli come non solo qualche decennio prima anche gli ebrei venivano vessati e cacciati. Saranno proprio le parole di suo nonno a dargli il coraggio di far sentire la sua voce per difendere chi viene discriminato.

PANORAMICA SU ARMAGEDDON TIME - IL TEMPO DELL'APOCALISSE
Con questo film James Gray decide di portare sul grande schermo un pezzo della sua vita e della sua famiglia. L’idea era quella di staccarsi da un cinema artefatto per girare una storia che lo riguardasse da vicino, ma anche quella di raccontare un Queens che oggi non esiste più (siamo negli anni Ottanta). Il regista ha dichiarato di aver provato un senso di malinconia in fase di montaggio, perché si è reso conto di aver raccontato la vita di persone che non c’erano più.

Per farlo sceglie un cast d’eccezione: Anne Hathaway, Jeremy Strong, Anthony Hopkins. Proprio quest’ultimo ha raccontato che il personaggio che interpreta (Aaron Graff) è molto simile al suo nonno materno: “Lui ed io eravamo terribilmente vicini. Mi ha dato un grande senso di fiducia per andare avanti con la vita”. Alla Hathaway è affidato il ruolo della madre Esther, che l’attrice ha definito una grande responsabilità visto il carattere autobiografico del progetto. Anche per Strong, che recita la parte del padre Irving, non è stato affatto facile. Per prepararsi al meglio ha affiancato diversi idraulici e chiesto al regista di condividere con lui ricordi e foto di famiglia. L’attore ha confessato di non essere riuscito a interpretare il personaggio come Gray avrebbe voluto, ma di aver trovato alla fine un modo per raccontare la sua storia. Giovane protagonista è Banks Repeta, nei panni di Paul Graff, al suo primo ruolo drammatico (finora lo abbiamo visto in horror come Le strade del male nel 2020 e Black Phone nel 2021). A lui si affianca Jaylin Webb, al suo esordio cinematografico.

Armageddon Time - Il tempo dell'Apocalisse è un film sull’amicizia, la crescita, il privilegio, la disuguaglianza, il razzismo. Gray non esclude l’ipotesi di un sequel. Il regista si concentrerebbe sulla malattia della madre e i problemi legali del padre.

«Stavolta è stato più difficile per me parlare con gli attori, perché volevano saperne di più sui miei genitori e io non volevo un'imitazione, quindi impedivo loro di prendere informazioni. Mio fratello ha visto il film una settimana fa a New York e mi ha detto che gli ha fatto male, perché gli sembrava come se il tempo "si fosse congelato”» (James Gray).
 

COMMENTO   È un film amarissimo, Armageddon Time. Pessimista. Un film che racconta una realtà crepuscolare, autunnale nei colori e nei toni, asciutto nei modi e privo di ogni patetismo, ma non di dolente malinconia. Un film in cui il racconto di formazione non è confortante, ma solleva interrogativi complessi e dolorosi.
È una pillola amara che James Gray fa mandare giù allo spettatore dopo averla mandata giù lui stesso. Forse per espiare colpe antiche, dove la speranza è uno spiraglio da cogliere al volo, da raggiungere dando qualche spintone di troppo. Perché lui, James Gray, ce l'ha fatta, ma un costo molto alto. Nell'illusione che un film, forse, possa essere sufficiente a saldare certi debiti del passato. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
________________________________

A vederlo così, Armageddon Time potrebbe sembrare un racconto di formazione come tanti, sebbene messo in scena con uno stile cinematografico molto classico, molto lineare, molto diretto, sfasato rispetto alla tradizione più recente del genere. Uno stile che può forse, ad alcuni, sembrare un po' troppo piatto, ma che ha un'eleganza classica che lo eleva sopra ogni moda momentanea.

La storia è quella di un ragazzino ebreo della New York - anzi, del Queens - d'inizio anni Ottanta. Beghe familiari, dissidi col fratello, un rapporto speciale con un nonno interpretato da Anthony Hopkins che, pare, è l'unico a saper entrare davvero in contatto con lui, che l'animo di un'artista, e che a scuola pare voler combinare solo guai, e che lega con un altro ragazzino, nero, pure lui un po' pestilenziale, ma con un retroterra famiiare ben più disastrato.
Né la mamma Anne Hathaway, che pure gli vuole un gran bene, né un padre severo e iracondo (Jeremy Strong), sembrano infatti arrivare a lui come si dovrebbe.

Eppure, di quel ragazzino, che nel film si chiama Paul (Michael Banks Repeta) ma che è, lo si capisce anche dalla fisionomia un chiaro alter ego di James Gray, qui alle prese con una storia dichiaratamente autobiografica, non si raccontano solo le traversie familiari e scolastiche, fatte di lutti e di cambi d'istituto, ma qualcosa di più complesso.

Qualcosa che ha a che vedere con Paul, certo, e con i suoi sentimenti, e quindi con Gray, ma anche con la realtà rapace di un paese, l'America, che doveva essere per tutti la terra della libertà e delle opportunità, ma che lo era, e lo è ancora, per molti versi, solo per alcuni. La realtà di un luogo - e questo, purtroppo, non vale solo per l'America - in cui la lotta per la sopravvivenza, per la riuscita, per qualsiasi forma anche minore ed esiziale di successo, passa per qualcosa di scomodo, di crudele, di doloroso. Di egoistico.

Nonno a parte, che lo protegge e lo tutela, ma gli insegna anche cosa voglia dire essere un uomo, difendere chi è vittima di bullismi e discriminazioni, perché da ebreo europeo lo sa bene, il mondo adulto che circonda Paul è piuttosto incapace di relazioni. È un mondo dove l'autorevolezza fa rima con un'autorità prevaricatrice, sprezzante e perfino una certa violenta, legata a modelli oramai lontani.

E allora, per Paul, che sogna di diventare un artista, un pittore, un disegnatore, per sfuggire a quel mondo dove conta solo la pragmaticità del denaro, non resta che sognare, e sognare una fuga con l'amico nero, Johnny (Jaylin Webb), che vorrebbe diventare un'astronauta, e che ragazzi più grandi, neri come lui, scherniscono, perché il suo "culo nero", alla NASA, non lo farebbero entrare nemmeno dalla porta di servizio.

Johnny sa che, nonostante i suoi sogni, e i casini che combina con Peter per raggiungerli, che uno come lui, in quel mondo, in quegli Stati Uniti che stanno per eleggere Reagan, ha il destino segnato. E non in bene.

Paul, tolto da una scuola pubblica per andare a una privata nel tentativo di metterlo in riga e garantirgli un futuro migliore ("vorrei che diventassi molto meglio di quello che sono io", gli dice il padre, come penso pensino tutti i padri, bravi e meno bravi che siano), una scuola privata che mira a formare le élite del domani e che è ampiamente foraggiata da una famiglia alunni ed ex alunni, tali Trump (ecco il legame al presente), pensa invece con grande ingenuità che tutto sia possibile. Anche per Johnny. E lo scontro con la realtà sarà devastante, perché per salvare sé stesso, dovrà lasciare sprofondare l'amico.

È un film amarissimo, Armageddon Time. Pessimista. Un film che racconta una realtà crepuscolare, autunnale nei colori e nei toni, asciutto nei modi e privo di ogni patetismo, ma non di dolente malinconia. Un film in cui il racconto di formazione non è confortante, ma solleva interrogativi complessi e dolorosi.
È una pillola amara che James Gray fa mandare giù allo spettatore dopo averla mandata giù lui stesso. Forse per espiare colpe antiche, dove la speranza è uno spiraglio da cogliere al volo, da raggiungere dando qualche spintone di troppo. Perché lui, James Gray, ce l'ha fatta, ma un costo molto alto. Nell'illusione che un film, forse, possa essere sufficiente a saldare certi debiti del passato.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival