Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Un uomo felice (Un homme heureux)

 
pic_movie_1643   NUM   1643  
  DATA E CINEMA   2023.03.19 KAPPADUE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Tristan Séguéla  
  ATTORI   Fabrice Luchini, Catherine Frot, Rehin Hollant, Philippe Katerine, Artus, Agnès Hurstel, Paul Mirabel, Bastien Ughetto, Jason Chicandier  
  PRODUTTORE   Albertine Productions, Gaumont, Canal+, OCS, France Télévisions  
  SCENEGGIATORE   Guy Laurent, Isabelle Lazard  
  COMPOSITORE   Amin Bouhafa  
  PAESE   Francia  
  CATEGORIA   Commedia  
  ANNO   2023  
  DURATA   89 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/un-uomo-felice/62476/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Un uomo felice, film diretto da Tristan Séguéla, racconta la storia di Jean (Fabrice Luchini), un sindaco conservatore di un paesino della Bretagna. L'uomo è pronto per ripresentarsi alla prossima campagna elettorale, ma riceve una notizia per lui scioccante da parte di sua moglie Edith (Catherine Frot). Dopo diversi anni di matrimonio, la donna rivela di non sentirsi a suo agio nel suo corpo e ora vuole iniziare un percorso di transizione per cambiare sesso. Jean inizialmente crede che sia uno scherzo, ma una volta capito che sua moglie è determinata a intraprendere e portare a termine la transizione, comprende che la sua campagna elettorale rischia di essere stravolta. L'annuncio di Edith, però, è un grande shock non solo per il marito, ma anche per l'intera famiglia e porterà a una serie di equivoci, che mostreranno molti dei pregiudizi fino ad allora tenuti nascosti.

PANORAMICA SU UN UOMO FELICE
Tristan Séguéla porta sul grande schermo il tema attualissimo dell’identità di genere, affrontando problematiche e pregiudizi con il linguaggio ironico della commedia. La storia, scritta da Guy Laurent e Isabelle Lazard, trae ispirazione da un fatto realmente accaduto a un amico dei due sceneggiatori, che si è ritrovato all’età di cinquant’anni ad affrontare una transizione di genere cercando di non distruggere il suo matrimonio. E, sebbene qui sia Edith (Catherine Frot) a voler “cambiare”, chi si dovrà mettere in discussione per tutto il film sarà, invece, a detta del regista, proprio il marito Jean (Fabrice Luchini). “È stato entusiasmante lavorare con due attori come loro. Di Catherine sono sempre stato un fan: la sua sensibilità, la sua profondità, il suo modo di rendere unico ogni ruolo che interpreta la rendono una grandissima artista. Fabrice è un monumento di finezza, intelligenza, dolce follia e umorismo che non conosce volgarità” - ha dichiarato Séguéla. Ha poi raccontato in particolare la scelta degli attori per la scena insieme al gruppo di sostegno che la protagonista frequenta: “Era importante per me che fossero persone transgender o non binarie. Abbiamo fatto provini a oltre cento persone, è stato un processo lungo ma il risultato è speciale, è uno di quei momenti che amo molto in cui realtà e finzione si intrecciano”.

Per Frot questo progetto è stato una sfida, anche se inizialmente ha avuto qualche titubanza: "Ho chiesto di provare per un giorno per vedere che aspetto avessi. Perché non ho un fisico particolarmente androgino, quindi volevo che funzionasse. E mi sono convinta. Come attrice, mi sono divertita” - ha spiegato, aggiungendo con ironia di preferire se stessa come uomo. Al suo fianco sul set per la prima volta un altro grande attore del panorama francese, Fabrice Luchini che, per girare la commedia, ha dichiarato di essersi allontanato momentaneamente dal cinema d’autore per esplorare un nuovo mondo artistico.

«Nei miei film precedenti ho raccontato le differenze generazionali e quelle sociali. Queste differenze creano scintille e attriti e sono un grande veicolo per ogni commedia. In Un uomo felice metto al centro per la prima volta una coppia, la cui sopravvivenza appare fin dall’inizio seriamente minacciata: ci chiediamo se finiranno comunque per invecchiare insieme o si separeranno?» (Tristan Séguéla).
 

COMMENTO   Quarant'anni insieme alla moglie fedele e una possibile rielezione alle porte per il sindaco iper conservatore di un paese della Francia del nord. Solo che lei gli annuncia di aver iniziato la transizione di genere, che vuole diventare quello che si è sempre sentita: un uomo. Una commedia per il grande pubblico che vuole allargare gli orizzonti su diritti e identità di genere. Lodevole, come la scelta di due fuoriclasse con Luchini e Frot. Peccato che si ridacchi su battute e situazioni molto ancien régime e superficiali. Mancano sofisticazione e calore, rimane tutto sospeso e un finale poco credibile non aiuta. Teniamoci stretti alcuni duetti fra i due protagonisti. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
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C’è la dolce Francia, quella delle campagne fertili e dei contadini che rivendicano il loro ruolo storico nella società, e c’è il Nord, preso in giro spesso da comici con Dany Boon, simbolo di decadenza economica. Dalle parti di Calais, in un paese come tanti con chiesa antica e qualche palazzo storico, è ambientata un'evasione divertita nella comicità senza troppi fronzoli da parte di Fabrice Luchini, parigino intellettuale nel midollo che si diverte come un matto a indossare i panni di persone comuni di provincia, meglio se molto conservatori come Jean.

Sindaco da anni, vive nell’agio alto borghese permeato di valori gollisti mai evoluti con il passare degli anni, esattamente l’opposto del memorabile primo cittadino della ben più progressista Lione interpretato in Alice e il sindaco. Deve comunicare una notizia importante alla moglie da quarant’anni, Edith. Vuole ricandidarsi, al contrario di quanto le aveva promesso. Lei però ha una notizia ancora più clamorosa da dargli: ha iniziato la transizione per diventare finalmente uomo, per potersi sentire finalmente in un corpo che lo rappresenti.

Premessa sorprendente, non c’è dubbio, al di là della scricchiolante forzatura nella credibilità, visto che i due sono insieme da quarant’anni, non da pochi minuti come noi che li abbiamo appena conosciuti. Ma in fondo, Un uomo felice è molto chiaro (e lodevole) nelle intenzioni: affrontare una tematica ormai acquisita all’interno di molte fasce sociali, cercando di renderla commestibile a una molto più ampia e certo non troppo progressista della società. Insomma, a quella Francia rurale con ancora slanci gollisti se non vandeani che accetta con superficiale rassegnazione - ma con incumpimento intimo - la nuova nazione multietnica, inclusiva e fluida.

Come il sindaco Jean, quindi, o anche il capofamiglia Christian Clavier nella mini saga di Non sposate le mie figlie, che ha in comune con Un uomo felice uno degli sceneggiatori. In quel caso era la diversità culturale ed etnica al centro del percorso di crescita di Monsieur Verneuil e signora, qui invece sono i diritti identitari e sessuali in ballo. Sempre in chiave di commedia, ovviamente, solo che in questo caso il risultato non è altrettanto divertente e sofisticato, pur in leggerezza.

Un uomo felice esagera all’estremo l’intolleranza di Jean, per ampliare il suo percorso di redenzione finale, limitandosi però allo sberleffo facile e alla battuta tanto prevedibile quanto ormai abusata. In aiuto arrivano da subito due fuoriclasse come Fabrice Luchini e Catherine Frot, per fortuna, palesemente in stato di grazia e divertiti dall’eccentricità della vicenda e della coppia, per la prima volta insieme al cinema.

La serietà della situazione impone il segreto, non si può affrontare la campagna elettorale con questa rivelazione così lontana rispetto alla grettezza delle posizioni su diritti, transizione di genere e diversità del veterano sindaco. A meno che… potete immaginarlo, visto che in ballo c’è ben altro che la sua rielezione, ma anche, purtroppo, una chiusura davvero troppo stonata e priva di credibilità, al contrario di alcuni momenti precedenti.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito