Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Un bel mattino (Un beau matin)

 
pic_movie_1628   NUM   1628  
  DATA E CINEMA   2023.02.14 FIUME (CINEF 58-13)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Mia Hansen-Løve  
  ATTORI   Léa Seydoux, Pascal Greggory, Melvil Poupaud, Nicole Garcia, Camille Leban Martins, Sharif Andoura  
  PRODUTTORE   Les Films Pelleas  
  SCENEGGIATORE   Mia Hansen-Løve  
  COMPOSITORE    
  PAESE   Francia  
  CATEGORIA   Drammatico, Sentimentale  
  ANNO   2022  
  DURATA   112 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/un-bel-mattino/62009/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Un bel mattino, il film diretto da Mia Hansen-Løve, vede protagonista Sandra (Léa Seydoux), giovane madre single che cresce da sola la figlia e lavora come interprete. La donna va spesso a fare visita al padre malato, Georg (Pascal Greggory), che con il passare del tempo diventa sempre meno autosufficiente.
Mentre, insieme alla sua famiglia, sta portando avanti una battaglia per curare il padre, Sandra incontra Clément (Melvil Poupaud), un amico perso di vista da molto tempo. I due finiscono col dare inizio a una relazione ricca di passione; peccato, però, che Clément sia sposato. Di conseguenza Sandra capisce che non può abbandonarsi liberamente a questo nuovo amore...

 

COMMENTO   Come si cammina a Parigi non si cammina in nessun'altra città. Specie al cinema, e in un film diretto da una delle più abili tessitrici del quotidiano, di una vita che prosegue fra scossoni solo apparentemente ininfluenti che sconvolgono la linearità di un equilibrio, non sempre in negativo. Léa Seydoux è davvero straordinaria nei panni di una madre single divisa fra la crescita della figlia e lo spegnersi del padre malato. Troverà anche spazio per l'amore, proprio quando sembrava non averne più la possibilità. Toccante e luminoso, capace di alternare dolore e speranza, è uno dei più riusciti film della Hansen-Løve. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
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Ha fatto qualche diversione lontana dalla sua Parigi, alcune convincenti altre decisamente meno, ma Mia Hansen-Løve è al suo massimo quando ci immerge nella quotidianità di qualche ramingo abitante della città in riva alla Senna, che spesso ha qualcosa a che fare con la sua autobiografia, portandoci nei suoi parchi - ormai li ha collezionati tutti - nelle sue strade che si somigliano e sembrano sempre sgombre, in cui i marciapiedi sono piccoli e si cammina in mezzo alla strada.

Proprio come accade a Sandra, madre single con i capelli corti, un lavoro come interprete di incontri politici e finanziari di alto livello, da anni tutta concentrata a badare alla figlia di 8 anni e a superare la morte del compagno, oltre a occuparsi del padre Georg (uno struggente Pascal Greggory), colpito da una malattia neurodegenerativa, la sindrome di Benson. L’amore e il sesso non fanno parte di quella quotidianità in cui siamo immersi con la consueta maestria dalla Hansen-Løve fra le maggiori narratrici del piano ordinario, ogni tanto inclinato appena e capace di creare sommovimenti che arrivano inattesi.

Sandra è interpretata da una (magnifica e sempre più matura e giusta) Léa Seydoux lontana dal ruolo di oggetto del desiderio, semmai schiva e quasi sorpresa di piacere al suo vecchio amico perduto da anni, Clément (un ottimo Melvil Poupaud), con cui inizia una relazione. Mentre si accende il loro amore, si spegne la mente del padre, professore di filosofia circondato da libri che non può più leggere e che lo rappresentano ormai più di quanto non faccia quell’anziano cieco che si sta perdendo. Sembra come rimasto fra quelle pagine, l’anima già lontana dal corpo, con una personalità che si esprime attraverso le sue letture, che Sandra e i famigliari si trovano a dover smistare, regalare o buttare.

Un bel mattino racconta il presente di una donna che viaggia nel passato della sua famiglia attraverso gli oggetti della casa del padre, cerca per lui una sistemazione in una casa per anziani degna e il futuro sembra essere solo quello da costruire per la figlia, mentre lei vive alla giornata facendosi bastare un amore che pensava non potesse mai più capitarle. Si muove per la città con un viso dolce segnato da un broncio sospeso fra dolore e speranza, stretta al suo zainetto sempre con sé, come un’adolescente facile alle lacrime e alla sfida.

Temi tanto comuni quanto complessi - la vita, le varie declinazioni del lutto e del bisogno di amore - resi con semplicità miracolosa dalla regista francese, una delle più sottovalutate grandi autrici del cinema europeo. Delicato e commovente, senza perdere in equilibrio, si insinua nella ciclicità del nostro passaggio terreno, nell’alternarsi di fine e inizio, in uno scorrere del tempo implacabile che reclama la rottura di quei momenti magici, lo scioglimento di quegli abbracci appassionati che sembrano poter durare per sempre.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito