Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Tutta la bellezza e il dolore (All the beauty and the bloodshed)

 
pic_movie_1626   NUM   1626  
  DATA E CINEMA   2023.02.12 PINDEMONTE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Laura Poitras  
  ATTORI    
  PRODUTTORE   Participant, Praxis Films  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE   Soundwalk Collective  
  PAESE   USA  
  CATEGORIA   Documentario  
  ANNO   2022  
  DURATA   117 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/tutta-la-bellezza-e-il-dolore/62184/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Tutta la bellezza e il dolore, film diretto da Laura Poitras, e` la storia dell’artista e attivista di fama internazionale Nan Goldin, raccontata attraverso diapositive, dialoghi intimi, fotografie rivoluzionarie e rari filmati, della sua battaglia per ottenere il riconoscimento della responsabilita` della famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco.

Il film intreccia il passato e il presente di Goldin, l’aspetto profondamente personale e quello politico, dalle azioni del P.A.I.N. presso rinomate istituzioni artistiche alle immagini di amici e colleghi catturate da Goldin, passando per la devastante Ballad of Sexual Dependency e la leggendaria mostra sull’AIDS Witnesses: Against Our Vanishing del 1989, censurata dal National Endowment for the Arts.

La storia inizia con P.A.I.N., un gruppo da lei fondato per indurre i musei a rifiutare i fondi Sackler, togliere lo stigma alla dipendenza e promuovere strategie di riduzione del danno. Ispirato da Act Up, il gruppo ha orchestrato una serie di proteste atte a denunciare i Sackler e i crimini della Purdue Pharma, produttrice dell’ossicodone. Al centro del film campeggiano le opere d’arte di Goldin The Ballad of Sexual Dependency, The Other Side, Sisters, Saints and Sibyls e Memory Lost. In queste opere, Goldin ritrae gli amici rappresentandoli con bellezza e cruda tenerezza.
________________________________

PANORAMICA SU TUTTA LA BELLEZZA E IL DOLORE
Nan Goldin, nota fotografa statunitense, è la protagonista di questo documentario che porta sul grande schermo l'estro artistico della donna e il suo forte attivismo politico. Laura Poitras, che con questa regia vince il Leone d’Oro a Venezia ed è in lizza per gli Oscar 2023, nel 2019 aveva iniziato a lavorare al film inizialmente curiosa di indagare la storia delle proteste contro la casa farmaceutica dei Sackler. Il progetto era già avviato da Goldin, che aveva cominciato a riprendere le sue proteste con il gruppo PAIN contro la Purdue Pharma e i suoi oppioidi, all’interno dei più grandi musei, tra cui il Met e il Guggenheim. Dopo qualche incontro, però, la regista ha capito che quello delle battaglie di Nan era solo un aspetto da raccontare e che avrebbe mostrato soprattutto la sua arte.

Scatti, filmati inediti e dialoghi raccontano l’artista contemporanea, alternando sullo schermo le sue opere: The Other Side, Sisters, The Ballad of Sexual Dependency, Memory Lost e Saints and Sibyls. Foto intense, emotive, dolci, sofferenti, crude, intime e rivoluzionarie. La riuscita del documentario è frutto di un rapporto che si è creato tra le due donne che, per un anno e mezzo, tutti i sabato, si incontravano e trascorrevano del tempo insieme raccontandosi.

All’inizio sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un’epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavo con Nan, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare” (Laura Poitras).
 

COMMENTO   Un lavoro in cui l’artista unisce bellezza e brutalità, oltre a una storia personale come l’eredità della sorella maggiore Barbara, suicida quando lei aveva 11 anni, vero punto di riferimento emotivo della sua produzione. Tutta la bellezza e il dolore rappresenta l’occasione di non fermarsi a un aspetto solo di una figura dalle multiforme sfumature, permettendo di illuminare in maniera originale, senza grossolane esibizioni, la cultura underground newyorkese negli anni ’70 e ’80. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
________________________________

Le arti visive dialogano, come il pubblico, la militanza e l’intimo. La passione di Laura Poitras per persone e cause nobili è ben conosciuta. L’ha dimostrato con documentari come Citizen Kane, su Edward Snowden e per cui ha vinto un Oscar, o Risk, meno riuscito ritratto di un’altra figura discussa come Julian Assange. Ha la capacità di unire alla complessità dell’umano un vero spirito militante, senza che diventi parziale rappresentazione della verità. Il suo progetto più articolato è probabilmente ora All the Beauty and the Bloodshed, che unisce la storia di un’artista internazionale apprezzata per il suo talento di artista visiva, oltre che la sua indignazione di attivista, Nan Goldin, utilizzando una forma più elaborata, che utilizza sue fotografie, interviste particolarmente toccanti all’artista, in cui emerge una vicenda personale dolorosa, oltre a materiale video - in qualche caso raro - in cui viene portata avanti la battaglia politica del film, quella contro la famiglia Sackler, ritenuta responsabile della crisi degli oppioidi che ha flagellato gli Stati Uniti e provocato la dipendenza e la morte di decine di migliaia di persone.

Il film affronta dinamiche complesse, si prende il tempo di svolgerle in due ore, alternando il passato e il presente della Goldin, il privato e il suo impegno in P.A.I.N. (Prescription Addiction Intervention Now), un gruppo da lei fondato che si è occupato di azioni anche eclatanti per protestare contro la “filantropia tossica” della famiglia Sackler, la cui azienda, Purdue Pharma, ha dato il via alla diffusione epidemica di opioidi con il proprio farmaco, OxyContin. Non si spara nel mucchio di teorie del complotto contro un industria intera, insomma, ma si studia la questione, individuando la genesi del problema e i responsabili, meritori di rispondere delle proprie colpe in sede legale.

Laura Poitras lo fa utilizzando alcune opere della Goldin, slideshow come The Ballad of Sexual Dependency, The Other Side, Sisters, Saints and Sibyls e Memory Lost. Un lavoro in cui l’artista unisce bellezza e brutalità, oltre a una storia personale come l’eredità della sorella maggiore Barbara, suicida quando lei aveva 11 anni, vero punto di riferimento emotivo della sua produzione. Tutta la bellezza e il dolore rappresenta l’occasione di non fermarsi a un aspetto solo di una figura dalle multiforme sfumature, permettendo di illuminare in maniera originale, senza grossolane esibizioni, la cultura underground newyorkese negli anni ’70 e ’80.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito