Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Decision to leave (Decision to leave)

 
pic_movie_1621   NUM   1621  
  DATA E CINEMA   2023.02.03 KAPPADUE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Park Chan-wook  
  ATTORI   Tang Wei, Park Hae-Il, Lee Jung-hyun, Go Kyung-Pyo, Yong-woo Park  
  PRODUTTORE   CJ Entertainment, Moho Film  
  SCENEGGIATORE   Jeong Seo-kyeong, Park Chan-wook  
  COMPOSITORE   Yeong-Wook Jo  
  PAESE   Corea del Sud  
  CATEGORIA   Drammatico, Thriller, Sentimentale  
  ANNO   2022  
  DURATA   138 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/decision-to-leave/61008/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Decision to Leave, film diretto da Park Chan-wook, racconta la storia del detective Hae-Jun (Park Hae-il) alle prese con la misteriosa morte di un uomo, apparentemente avvenuta durante una scalata. Mentre indaga tra le impervie montagne coreane, dove è stato ritrovato il cadavere, s'imbatte nella moglie della vittima, Seo-rae (Tang Wei), una donna di origini cinesi alquanto misteriosa, divenuta la principale sospettata del caso. La donna infatti, presenta sul corpo segni che riportano a una probabile collisione, come graffi e lividi. E in più, sembra non manifestare particolare dolore per la perdita del marito. Durante l'interrogatorio e le successive indagini il detective si renderà conto di iniziare a provare per la vedova sentimenti contrastanti, sviluppando una sorta di ossessione nei confronti della donna. Questo lo porterà a mettere in dubbio il suo senso del dovere.

PANORAMICA SU DECISION TO LEAVE
Il pluripremiato Park Chan-wook torna sul grande schermo firmando la regia di un film thriller dai toni noir, con un tocco di romanticismo, che rievoca ancora una volta il cinema di Alfred Hitchcock. Così come lo ricorda anche il personaggio di Song Seo-Rae, protagonista seducente e misteriosa al tempo stesso, interpretata dall’attrice cinese Tang Wei, che per l’occasione ha dovuto imparare a recitare in coreano.
Insieme a lei sul set, nei panni di un detective, c’è Park Hae-il, attore sudcoreano, diretto dallo stesso regista alla sua prima apparizione cinematografica vent’anni prima, in Jiltuneun naui him (2003). La sceneggiatura di Decision to Leave sembra scritta apposta per lui: Park Chan-wook ha dichiarato più volte che voleva una figura dignitosa e che, tra tutti gli attori che gli venivano in mente, era quello perfetto per la storia.
Scena dopo scena si crea un crescendo di tensione e malinconia che la colonna sonora, composta da Cho Young-wuk & The Soundtrackings, sa accompagnare abilmente. Meno colpi di scena rispetto ai lavori precedenti, per lasciare spazio a una riflessione sulle azioni dei personaggi e alle conseguenze che queste comportano nelle loro vite. Sebbene la pellicola sia stata esclusa dalla corsa agli Oscar come miglior film internazionale, al 75º Festival di Cannes, invece, è stata premiata per la Miglior Regia.

Il film è ricco di sfumature che solo i coreani possono capire. Sapere quale sarà la loro reazione nei cinema, per me è molto più importante che vincere un premio all’estero (Park Chan-wook).
 

COMMENTO   Visivamente sontuoso, sospeso tra l'eleganza del racconto cinematografico classico e la voglia di essere modernissimo nel contenuto e nella forma, Decision to Leave è un melodramma che parla di amore, dubbio, perdita e solitudine, mascherando questa storia di thriller procedurale dai risvolti hitchockiani, e venando il tutto con un umorismo sottile e nero e una sensualità forte ma sentimentale.
Park Chan-wook riesce a bilanciare in maniera sorprendente, e senza ricorrere mai a facili trucchetti, la potenza e l'eleganza del racconto cinematografico classico con la capacità di essere modernissimo, e a tratteggiare, svelare l'intimo e l'animo dei suoi personaggi con pochissimi gesti e parole.
Il modo in cui conquista il suo spettatore è vertiginoso come certi strapiombi, ma anche dolce, progressivo e inesorabile come l'alzarsi della marea.
Coinvolgente e perfino commovente nella sua composta ma straziante malinconia. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
________________________________

C’è poco da fare. Quando c’è un regista vero, alla guida di un film, te ne accorgi subito. Ti bastano una manciata di inquadrature per capire che chi le ha pensate, e realizzate, è uno che conosce il mezzo e lo padroneggia, e si può permettere anche di osare, e tu rimani lì a guardare, mentre magari in altre circostanze, con altri registi, lo sguardo e l’attenzione deviano presto dallo schermo.

Ecco, Park Chan-wook è uno di questi registi veri, uno di quelli che del cinema hanno un controllo e una padronanza, e direi anche un rispetto, che poi è anche rispetto per lo spettatore, totali. E che ti sanno raccontare una storia, qualsiasi storia, tenendoti lì appeso, ansioso per le sorti dei suoi protagonisti.

Qui, in Decision to Leave, i protagonisti sono due. Un poliziotto di Busan, Hae-joon (Park Hae-il), e una donna cinese che vive lì dopo essere emigrata, Seo-rae (Tang Wei).

I due s’incontrano perché lui sta indagando sulla morte del marito di lei, caduto da uno strapiombo in montagna, e lei, per una serie di motivi, è una sospettata. Solo che quando questi due s’incontrano, è amore a prima vista. Tenuto sotto controllo, taciuto, negato, ma pur sempre amore. Che complicazione.

Park scioglie dopo un’oretta abbondante di film il dubbio riguardante la colpevolezza di lei, ma Decision to Leave dura due ore e diciotto minuti, e allora questi due amanti non amanti, che a un certo punto il regista separa, torneranno a trovarsi, in un’altra città, circostanze ancora più complicate, e con un altra morte di mezzo. Quella del nuovo marito di lei.

Un po’ thriller d’altri tempi, dai risvolti hitchcockiani, un po’ melodramma temperato dalla voglia di giocare con l’umorismo e ammantato da una sensualità forte ma sentimentale, Decision to Leave è un film nel quale Park riesce a bilanciare in maniera sorprendente, e senza ricorrere mai a facili trucchetti, la potenza e l’eleganza del racconto cinematografico classico con la capacità di essere modernissimo: nel contenuto, certo, ma ancora di più nella forma.
Basta vedere come Park muove la macchina da presa, e usa il montaggio, e con quale apparente facilità riesce a inventare nuovi modi per mettere in relazione e a contatto i suoi protagonisti, per capire come e quanto questa fusione tra tradizione e innovazione sia riuscita.

Quello che però conquista, di questa storia d’amore, di questo dramma sentimentale che parla di solitudine e di perdita, ma sempre con toni di estrema levità, è la capacità di Park di raccontare, tratteggiare, svelare l’intimo e l’animo dei suoi personaggi con pochissimi gesti e parole, costruendo un ritratto vivido e pieno di umanità, rendendo impossibile non avere a cuore quel che sta succedendo sullo schermo. Senza strappi, senza forzature, senza ricatti. Semplicemente lavorando sui dettagli, e sulle ambiguità.

Sulla dimensione del ricordo, che assume anche forme digitali di persistenza della memoria: foto, registrazioni audio, messaggi di testo.

Per il detective Hae-joon la questione non è poliziesca ma sentimentale.
Il nodo da sciogliere non è quello della colpevolezza o meno di Seo-rae, ma quello dei suoi sentimenti. Hae-joon sta essendo usato, o Seo-rae lo ama veramente? E come capirlo? E poi, certo, come gestire l’eventualità dell’amore altrui, e la certezza del proprio, con la verità giudiziaria?

Il modo in cui Decision to Leave intreccia questi due piani è altrettanto complesso ma riuscito di quello con cui mescola all’interno del suo racconto i generi e gli stili, e la tensione melodrammatica supera quella tra classicità e modernismo della messa in scena.

E il modo in cui Park conquista il suo spettatore è vertiginoso come certi strapiombi, ma anche dolce, progressivo e inesorabile come l’alzarsi della marea.
Coinvolgente e perfino commovente nella sua composta ma straziante malinconia.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival