Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Babylon (Babylon)

 
pic_movie_1616   NUM   1616  
  DATA E CINEMA   2023.01.27 RIVOLI  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Damien Chazelle  
  ATTORI   Margot Robbie, Brad Pitt, Diego Calva, Jovan Adepo, Olivia Wilde, Samara Weaving, Li Jun Li, Jean Smart, Tobey Maguire, Max Minghella, Katherine Waterston, Eric Roberts, Phoebe Tonkin, Flea, Jennifer Grant, Jeff Garlin, Lukas Haas, Spike Jonze, P.J. Byrne, Rory Scovel  
  PRODUTTORE   Material Pictures, Paramount Pictures  
  SCENEGGIATORE   Damien Chazelle  
  COMPOSITORE   Justin Hurwitz  
  PAESE   USA  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2022  
  DURATA   183 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/babylon/58239/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Babylon, il film diretto da Damien Chazelle, ci porta nella Los Angeles degli anni 20 del Novecento. È l'Epoca d'Oro di Hollywood, regno della sregolatezza, dell'esuberanza e delle folli ambizioni ma è anche un momento cruciale per l'industria cinematografica, con il passaggio dai film muti a quelli sonori. Una rivoluzione che segnerà l'ascesa di nuove stelle e la rovina di vecchie glorie.

Seguiamo le vicende personali e professionali dei quattro protagonisti principali: Manny Torres (Diego Calva), un aspirante attore ispano-americano, che all'inizio si deve accontentare di un lavoro di assistente sul set, Jack Conrad (Brad Pitt), un famoso attore, tra i più pagati a Hollywood, noto per la sua vita privata sregolata, tra feste, divorzi e affari pochi chiari, preoccupato dall'arrivo dal sonoro, che rischia di stroncargli la carriera. C'è poi la conturbante ma insicura Nellie LaRoy (Margot Robbie), destinata a diventare una stella dall'oggi all'indomani. Per lei la vita dovrebbe essere un party senza fine. Il quarto protagonista principale di questa storia è Sidney Palmer (Jovan Adepo) un giovane trombettista jazz che ha l'opportunità di iniziare una carriera nel cinema.

Intorno a loro ruotano diversi personaggi, da Elinor St. John (Jean Smart), giornalista specializzata in cronaca scandalistica senza peli sulla lingua, a James McKay (Tobey Maguire) un gangster tossicodipendente in cerca di gloria, da Fay Zhu (Li Jun Li), attrice e cantante spesso protagonista delle sfavillanti serate hollywoodiane, a Irving Thalberg (Max Minghella), uno dei più noti produttori cinematografici degli anni 20 e 30, unico personaggio del film realmente esistito.

PANORAMICA SU BABYLON
Babylon è nato nella testa del regista Damien Chazelle moltissimo tempo prima che scrivesse la stesura della prima sceneggiatura del film, una sceneggiatura frutto di quasi 15 anni di ricerche e di riflessioni su un mondo che piano piano ha preso forma nella sua testa.
Il lavoro principale di Chazelle è stato quello di capire in che modo il cinema si sia traformato in un'industria e di come i cambiamenti di quell'industria, avvenuti negli anni 20 del Novecento, epoca in cui è ambientato il film, abbiano avuto ripercussioni su tutti i suoi protagonisti e più in generale sulla società che gravitava intorno a quel mondo. Come spiegato dallo stesso Chazelle:

"C'è un lato oscuro nella storia di questa transizione, che avevo già percepito. Questo periodo è durato oltre l'arrivo del cinema sonoro e ha incluso una serie di nuovi codici morali - con un punto culminante nella stesura del Codice di produzione del 1930 - e la riorganizzazione di una comunità più libera e non regolamentata nell'industria globale che conosciamo oggi.
In concomitanza con tutto questo, Los Angeles si è trasformata da una città desertica per lo più rurale nei primi anni '20 a una delle più grandi megalopoli del mondo nel giro di un decennio. Molti nuovi edifici scintillanti e set cinematografici sono nati dal nulla, ma il danno umano è stato notevole
 

COMMENTO   Deboli di stomaco astenersi. Qui il cinema richiede un contributo non da poco alle viscere. Fracassone e irresistibile, il nuovo film di Chazelle è una prima summa dei suoi temi, del cinema, della musica e dell'ossessione stessa per qualcosa che si ama. Sono i silenzi che emergono, però, proprio grazie alla contrapposizione con la frenesia, in un racconto sulla continua rinascita del cinema, a partire dal pionierismo del muto che muore quando nasce il sonoro. Margot Robbie e Brad Pitt giganteschi, mentre si demolisce il politicamente corretto, linguistico e formale, oltre all'America bianca e anglosassone che assisteva all'ascesa di quella nuova forma d'arte. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
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Le colline sono ancora deserto, il cinema un bolla chiusa che si lascia andare a feste folli. A Hollywood ancora ci vorrà del tempo prima che diventi realtà. Negli anni ’20 era giusto un sogno per due antenati dei protagonisti di La La Land, che volevano imporsi in quel contesto di pionieri. Sono Manuel (Diego Calva), presto Manny per non indugiare sulle sue origini messicane, e Nellie LaRoy (Margot Robbie), con una patina di francese a occultare natali umili, per una ragazza del New Jersey. Sono due destini, insieme a quello della star di quegli anni, Jack Conrad, interpretata da Brad Pitt, che segnano le tre principali direttrici narrative delle tre ore abbondanti della Babylon vista da Damien Chazelle. Una Babilonia carnevalesca, aperta da un elefante che si arrampica a fatica lungo quelle colline e conclusa con i dei fantasmi su un grande schermo e un’arte, il cinema, capace continuamente di auto generarsi, rendendo immortali i propri divi nel momento stesso in cui li riprende con una macchina da presa.

È tutto smisurato, senza barriere fra realtà e professione, dalle ambizioni ai crolli, dalle rapide ascese spesso casuali, e come tali dalla breve durata, a colpi di eccessi e volgarità. La prima cosa che stupisce, nella magniloquenza febbrile di Babylon, è la sua scorrettezza: linguistica, a colpi di frocio, negro, ebreo di merda e via così, e formale. Liberatorio e divertente nella sua prima parte, quella dedicata al muto, che mette subito in chiaro come si tratti di una dedica al potere sobbollente del cinema, che si lascia andare a ogni eccesso, al vomito e alla defecata inclusa, pur di arrivare a quel momento di lirismo assoluto, a quell’allineamento dei pianeti fra macchina, attore e luce che produce la magia del cinema. Tutta la confusione o i compromessi senza scrupoli rimangono fuori campo.

Un fracasso che sconquassa i momenti in cui racconta il cinema muto e che assume una rilevanza piena quando si contrappone agli improvvisi silenzi, a un andamento che si ribella al rumore bianco e oscilla fra picchi in alto e la quiete assoluta. Babylon è innamorato della vita e di una morte che irrompe come rigeneratrice, quasi a consegnare al pantheon alcune divinità prima di costruirne altre. Il muto è il pioniere sporco di polvere, senza niente da perdere che si gioca tutto per lasciarsi alle spalle un passato infelice e a Babylon ci arriva per cambiare vita. Il sonoro è l’industria, per gli attori più tecnica e meno cuore, l’esplosione dei grandi interessi economici che mettono un freno a tutto, che umiliano la poesia di una lacrima in primo piano facendo emergere anche una voce sguaiata. Il cinema è morto con la parola e poi si tinge di technicolor, il cinema è materia plasmabile frutto dell’infinita combinazione di colori primari.

Ci sono un prima e un dopo, ma anche dei resistenti che proverebbero anche a omologarsi, ma restano degli outsider, giocano con freaks e serpenti, demoliscono l’antico regime bianco e anglosassone della California che vorrebbe fare dell’arte e del cinema non più una viscerale necessità primordiale ma un nuovo modello di business per alimentare una società rincretinita. Nellie è regina della bellezza e del cattivo gusto, una Margot Robbie meravigliosa icona di libertà contro ogni freno.

Chazelle gioca a far saltare in aria la materia formale del cinema e ricomporla come con tanti tasselli di Lego, sboccato e irascibile come un adolescente ribelle che prende l’amore come una questione di vita o di morte. Somiglia più alla marziale e dolorosa ossessione di Whiplash, a una tortura fisica come unica via per generare arte, mentre di La La Land mantiene l’ambientazione e il sogno. Sarebbe semplice dire che l’ultima ora potrebbe essere ridotta, che alcune sequenze superano limiti veri o presunti, allontanandosi dal ritmo sbalorditivo di lunghi momenti memorabili, come una giornata di riprese nel deserto o i primi vagiti del sonoro.

Prendere o lasciare, accettare l’esperienza di visione o negarsela per ostinazione uguale e contraria. “Il cinema è un antidoto alla solitudine, lo dobbiamo a chi ci viene a vedere”. Lo dice lo struggente capitano di ventura Brad Pitt/Jack Conrad, e noi vorremmo abbracciarlo, fregandocene della puzza di whisky.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito