Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 L'innocente (L'innocent)

 
pic_movie_1612   NUM   1612  
  DATA E CINEMA   2023.01.20 PINDEMONTE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Louis Garrel  
  ATTORI   Louis Garrel, Anouk Grinberg, Roschdy Zem, Noémie Merlant, Manda Touré, Jean-Claude Pautot, Léa Wiazemsky, Yanisse Kebab  
  PRODUTTORE   Les Films des Tournelles, Arte France Cinéma e Auvergne Rhône-Alpes Cinéma  
  SCENEGGIATORE   Louis Garrel, Tanguy Viel  
  COMPOSITORE   Grégoire Hetzel  
  PAESE   Francia  
  CATEGORIA   Commedia  
  ANNO   2022  
  DURATA   100 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/l-innocente/61971/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   L'Innocente, il film diretto da Louis Garrel, racconta la storia di Sylvie (Anouk Grinberg) e Abel (Louis Garrel), madre e figlio che si ritrovano in conflitto, dopo che lei decide di sposare Michel (Roschdy Zem), l'uomo di cui è innamorata e che sta per uscire di prigione. Sebbene Sylvie e il suo fidanzato abbiano piani per il futuro, come l'inizio di una nuova vita insieme e l'apertura di un negozio di fiori, Abel non è entusiasta della relazione della madre. Il ragazzo è convinto che Michel non sia onesto e non possa condurre un'esistenza lontano da criminalità e illegalità.
Deciso a far cambiare idea a sua madre e a proteggerla, Abel insieme al suo migliore amico Clémence inizia a indagare su Michel, ma il giovane presto si renderà conto come lui stesso sia costretto a deviare dalla retta via...
 

COMMENTO   Leggerezza e romanticismo sono i veli con cui Louis Garrel decide di avvolgere il suo film di rapina.
L'attore francese qui con L'innocente è alla quarta regia cinematografica e dichiaratamente vuole reinventare il poliziesco. Scrive, dirige e interpreta una commedia che si tiene lontana dalle atmosfere e dalla definizione stessa di Polar, perché il genere noir non lo contempla, ma cerca di dare semplicità stilistica a una narrazione semplice. (Antonio Bracco - Comingsoon.it)
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Leggerezza e romanticismo sono i veli con cui Louis Garrel decide di avvolgere il suo film di rapina.
L'attore francese qui con L'innocente è alla quarta regia cinematografica e dichiaratamente vuole reinventare il poliziesco. Scrive, dirige e interpreta una commedia che si tiene lontana dalle atmosfere e dalla definizione stessa di Polar, perché il genere noir non lo contempla, ma cerca di dare semplicità stilistica a una narrazione semplice. Se la storia che racconta, così lontana dai film d'azione e così diversa dal cinema mainstream americano, attraesse un pubblico giovane di adolescenti e pre-adolescenti, questo per Garrel sarebbe il traguardo più soddisfacente.

Perché L'innocente del titolo è un sostantivo che veleggia lentamente da contrario di "colpevole" a sinonimo di "candido".

Il 39enne divo francese porta avanti la trama del suo film suddividendone il peso sui quattro personaggi principali. Sylvie (Anouk Grinberg) che insegna recitazione, si innamora del detenuto Michel (Roschdy Zem) e lo sposa in prigione. Quando quest'ultimo torna in libertà, i due sposi aprono un'attività di fioristi e devono combattere l'ostilità del figlio di lei, Abel. Louis Garrel torna così nei panni del suo alter ego quando dirige se stesso, per cui ha sempre scelto il nome di Abel.

Protettivo nei confronti della madre e molto sospettoso che il suo neo marito ritorni nel giro dell'illegalità, il ragazzo vive la sua quotidianità in uno stato di paralisi sentimentale. Ha subito un lutto con la morte della moglie ed è terrorizzato dai cambiamenti e dall'esuberanza della madre che potrebbe creargli problemi. Dunque, scompensi emotivi. Abel è come un pesce dell'acquario in cui lavora, ma la fortuna che non sa di avere è l'amica del cuore Clémence (Noémie Merlant), la sua boccata d'ossigeno.

Il regista si diverte nel mettere in scena se stesso in un ruolo matrioska. Una dei migliori passaggi del film è la preparazione della messinscena in cui Garrel deve fingere di non saper recitare e, mentre lo fa, ricorda a noi e al suo Abel quanto sia fondamentale esprimere le proprie emozioni a costo di essere strapazzati per poter reagire. Da attore fin troppo bene ne è consapevole.

Da regista usa garbo e semplicità per agevolare il racconto, insegue un sobrio umorismo e si permette un omaggio gli anni 70 con zoom e split screen. Alla fine L'innocente si chiude con un'ironia circolare, fiero della personalità che dimostra di avere e ne fa uno snello film d'autore.

di Antonio Bracco
Giornalista cinematografico
Copywriter e autore di format TV/Web