Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 I figli degli altri (Les enfants des autres)

 
pic_movie_1583   NUM   1583  
  DATA E CINEMA   2022.10.25 FIUME (CINEF 58-01)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Rebecca Zlotowski  
  ATTORI   Virginie Efira, Roschdy Zem, Chiara Mastroianni, Mireille Perrier, Frederick Wiseman, Henri-Noël Tabary, Yamée Couture, Victor Lefebvre, Sébastien Pouderoux, Michel Zlotowski  
  PRODUTTORE   Les Films Velvet  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE   Robin Coudert, Gael Rakotondrabe  
  PAESE   Francia  
  CATEGORIA   Commedia, Drammatico  
  ANNO   2022  
  DURATA   104 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/i-figli-degli-altri/62244/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   I figli degli altri, il film diretto da Rebecca Zlotowski, racconta la storia di Rachel (Virgine Efira), una donna di 40 anni, senza figli e innamorata della sua vita, condita dai suoi studenti, dai suoi amici e dalle lezioni di chitarra. Quando conosce Ali, si innamora di lui, ma l'uomo ha una figlia di 4 anni, Leila.
Sin da subito Rachel stringe un forte legame con la bambina e si prendere cura di lei come farebbe una vera madre. È così che ben presto il desiderio di avere una famiglia tutta sua cresce sempre di più in lei, ma il tempo non perdona...
 

COMMENTO   Una donna e la bambina figlia del nuovo compagno, una storia semplice e toccante quella de I figli degli altri splendidamente interpretata da Virginie Efira, diretta da Rebecca Zlotowski, in concorso al Festival di Venezia 2022. La recensione di Mauro Donzelli.
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Ogni storia parla di ricerca della felicità, visto che il cinema insegue la vita. Rachel è una quarantenne e non fa eccezione. Non ha bisogno di diventare madre per essere compiuta, ama la sua vita. Insegna lettere in una scuola superiore, ha i suoi amici, tra cui l’ex con cui è rimasto in ottimi rapporti, prende lezioni chitarra. Decide come ogni adulta quanto e quando aprire il suo cuore agli altri, dosando i rischi connaturati di rimanere delusa o ferita. Quando si innamora ricambiata di Ali, suo compagno di chitarra, nella vita di coppia si inserisce anche la figlia di lui, Leila, una dolce bambina di 4 anni.

Ogni amore inizia con un percorso di esplorazione degli spazi reciproci, e anche lei comincia a frequentare sempre di più casa di lui, fino a far parte sempre più integrante della sua intimità, affezionandosi alla piccola con un parallelo percorso di innamoramento e di apertura. Fino al punto di pensare che “ho una vita sola, e con voi due quello che succede a voi è un po’ come se succedesse anche a me”.

La felicità è fatta anche di bisogni e desideri sempre nuovi, che richiedono di essere appagati. Così Rachel rimane scombussolata e coinvolta da un bisogno inedito per lei: quello di una famiglia centrata sulla maternità. Come lei tante donne e uomini vivono relazioni con “I figli degli altri” e, come ha detto la regista, Rebecca Zlotowski, il cinema non le racconta mai. È un punto di vista inconsueto, ma non certo nella realtà, un processo in cui chi è sullo sfondo viene posto in primo piano. Sono tanti piccoli gesti quotidiani quelli attraverso i quali la donna si avvicina alla bambina, impara come una studentessa scrupolosa a inserirsi armonicamente nella sua vita: dal fatto di portare qualcosa da mangiare quando va a prendere la bambina agli allenamenti di judo, a come gestire i capricci e le necessità.

Una storia d’amore a tre, con la presenza nell’assenza della madre, sporadicamente incontrata, e nei confronti della quale non si instaura, per fortuna, una tensione o acredine, anzi. “Non dobbiamo scusarci al posto degli uomini”, dice a un certo momento una all’altra. I figli degli altri è una storia lineare nella sua semplicità, resa sfaccettata dalla sempre impeccabile Virginie Efira, splendida e fragile, capace di alternare registri senza mai perdere in umanità. La Zlotowski sfronda ogni orpello retorico, asciuga tempi e dialoghi, svicola il rischio algidità per comporre un ritratto toccante di una donna libera, piena di grazia. Senza miracoli, non protegge dalle delusioni, ma trasmette una dose di vitalità contagiosa.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito