Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Don't worry, darling (Don't worry darling)

 
pic_movie_1582   NUM   1582  
  DATA E CINEMA   2022.10.17 FIUME  
  RASSEGNA   MARTEDÌ FESTIVAL  
 
     
  REGISTA   Olivia Wilde  
  ATTORI   Florence Pugh, Harry Styles, Olivia Wilde, Chris Pine, Gemma Chan, Nick Kroll, Douglas Smith, KiKi Layne, Timothy Simons, Kate Berlant, Asif Ali  
  PRODUTTORE   New Line Productions, Vertigo Entertainment  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   USA  
  CATEGORIA   Thriller  
  ANNO   2022  
  DURATA   122 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/don-t-worry-darling/61486/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Don't Worry Darling, film diretto da Olivia Wilde, è ambientato negli anni '50 e racconta la storia di Alice (Florence Pugh), una casalinga sposata con Jack (Harry Styles), che vive con il marito in una comunità sperimentale, isolata e utopica, conducendo un'esistenza idilliaca. In questa comunità idealizzata, che raccoglie famiglie felici, vige il concetto di ottimismo sociale, tipico di quel decennio, e portato avanti anche dallo stesso amministratore delegato Frank (Chris Pine), che gestisce ogni aspetto della vita in questo idilliaco luogo. Gli uomini passano le loro giornate nel quartier generale del Victory Project, un progetto top-secret dedicato allo "sviluppo di materiali innovativi". Le donne, compresa la compagna di Frank, Shelley (Gemma Chan), trascorrono il tempo a godersi la comunità con i suoi agi e lussi. Apparentemente la vita perfetta, dove ogni bisogno del residente viene prontamente soddisfatto dall'azienda e l'unica cosa chiesta in cambio è l'impegno lavorativo e la discrezione sul progetto in atto.
Quando Alice inizia a chiedersi cosa suo marito faccia alla Victory e a quale scopo, inizia sospettare che Jack possa avere segreti con lei. Ben presto la donna si renderà conto che sotto il velo perfetto dell'apparenza si nascondono cose terribili, che porteranno la sua splendida vita a disfarsi pezzo dopo pezzo. Ma è pronta a perdere tutto pur di far conoscere la verità?
 

COMMENTO   In Don't Worry Darling siamo ovviamente dalle parti di un Truman Show distopico, la cui coreografia è messa in scena con notevole abilità da Olivia Wilde, alla seconda regia dopo il ben diverso gioiellino indie La rivincita delle sfigate. Un trionfo di armonia, movimenti sincronizzati come quelli delle macchine dei maritini che vanno a lavorare, verso i limiti della comunità nel deserto, o delle lezioni di ballo delle mogli. Superfici perfettamente lisce, impeccabili, vetri e specchi senza le porte in cui Alice possa trovare una via d’uscita. Non che la cerchi. Anche se è proprio lei a iniziare a increspare quella precisione, quelle feste lucenti, quella socialità solo fra colleghi e quelle coppie così felici. (Mauro Donzelli - Comingsoon.it)
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Benvenuti negli anni Cinquanta. Quelli ordinati e pacifici, prima che quei cattivoni degli anni ’60 e seguenti pretendessero di rompere l’idillio. Magari donne in cerca di considerazione sociale. Che orrore. Una serie di coppie si trovano in una piccola comunità che si muove ogni giorno in maniera sempre uguale, in sincronia, come una cosa sola. La mogliettina prepara la colazione al marito, lo saluta mentre entra in macchina appena davanti al giardino, in parallelo lo stesso gesto è compiuto dai vicini che poi sono colleghi, amici e unici abitanti di un’oasi di perfezione nel deserto. In attesa che si ripeta la cerimonia al contrario la sera per cena, e poi il giorno dopo e via così. Tutto gestito dalla Victory, azienda e benefattrice. “Siete pronti a vivere la vita che meritate?”, dice lo slogan, e Alice e Jack come gli altri, ancora di più, lo sono. Alla Victory sono al sicuro, lontani dalla complessità di un mondo ostile. Già, ma quale mondo?

In Don't Worry Darling siamo ovviamente dalle parti di un Truman Show distopico, la cui coreografia è messa in scena con notevole abilità da Olivia Wilde, alla seconda regia dopo il ben diverso gioiellino indie La rivincita delle sfigate. Un trionfo di armonia, movimenti sincronizzati come quelli delle macchine dei maritini che vanno a lavorare, verso i limiti della comunità nel deserto, o delle lezioni di ballo delle mogli. Superfici perfettamente lisce, impeccabili, vetri e specchi senza le porte in cui Alice possa trovare una via d’uscita. Non che la cerchi. Anche se è proprio lei a iniziare a increspare quella precisione, quelle feste lucenti, quella socialità solo fra colleghi e quelle coppie così felici. Lei e Jack non hanno figli, e già questo insospettisce, ma in fondo sono giovani e pensano sempre a fare sesso. Beati loro. Lo pensa la sua più cara amica, e vicina, interpretata proprio dalla regista. Florence Pugh (Alice) del resto è un corpo estraneo, anche fisicamente, donna contemporanea e meno in linea con l’estetica 50s in cui sta a meraviglia come un guanto il bel Jack, Harry Styles.

Ha il difetto di porsi dei dubbi, almeno quando vede la sua amica Margaret nascosta dal marito e poi pronta a chiamarla per chiedere aiuto. Ma per cosa? Sia chiaro, si vive anche bene nella comunità idealizzata di Victory, un progetto di benessere collettivo guidato da Chris Pine. Somiglia però parecchio a una società totalitaria, da cui non è certo una sorpresa prima o poi la nostra coppia vorrà evadere. O solo Alice. Non è certo originale il soggetto di questo Don’t Worry Darling, e non vorrebbe neanche troppo esserlo. Si limita a svolgere il suo compito di tenere una buona tensione, con una bella cura formale, colonna sonora e tutto al posto giusto. Quello che rende questo thriller di fantascienza distopica, se vogliamo definirlo così, interessante film teorico sociale è la sua capacità di cogliere lo spirito (sacrosanto) dei tempi senza bandiere o manifesti ideologici, ma inserisce nel meccanismo ben oliato di un film di genere una succosa storia sulla mascolinità dominante che impone alla donna la propria visione dell’amore e ne blocca il pieno sviluppo professionale e personale. Altro che mansplaining, qui la Wilde dà un colpo netto, nelle parti basse, al limite della castrazione, al maschio rimasto agli anni ’50. Grazie anche alla sceneggiatura di Katie Silberman, la stessa del suo primo film.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito