Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Dante (Dante)

 
pic_movie_1575   NUM   1575  
  DATA E CINEMA   2022.10.05 FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Pupi Avati  
  ATTORI   Alessandro Sperduti, Sergio Castellitto, Enrico Lo Verso, Alessandro Haber, Nico Toffoli, Gianni Cavina, Leopoldo Mastelloni, Ludovica Pedetta, Romano Reggiani, Carlotta Gamba, Paolo Graziosi, Mariano Rigillo, Patrizio Pelizzi, Valeria D'Obici, Giulio Pizzirani, Erica Blanc, Morena Gentile, Milena Vukotic  
  PRODUTTORE   Duea Film con Rai Cinema e con MG Production  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Biografico, Storico  
  ANNO   2022  
  DURATA   94 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/dante/61289/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Dante, film diretto da Pupi Avati, racconta la vita di Dante Alighieri (Alessandro Sperduti e Giulio Pizzirani), il sommo poeta italiano. È Giovanni Boccaccio (Sergio Castellitto), uno dei maggiori cultori e promotori dell'autore della "Divina Commedia", nonché primo biografo di Dante, a racconta la sua storia. Il film vede Boccaccio impegnato nella stesura del "Trattatello in Laude di Dante" e, durante la scrittura, ripercorre la vita del padre della lingua italiana, soffermandosi sugli eventi che maggiormente hanno segnato la sua esistenza.

È il 1321 quando Dante muore a Ravenna, lontano dalla sua patria, Firenze. Circa trent'anni dopo, di preciso nel 1350, a Boccaccio viene assegnato il compito di viaggiare fino a Ravenna per condurre nelle mani di Suor Beatrice, figlia di Alighieri, 10 fiorini d'oro a nome dei capitani della compagnia di Orsanmichele. Partendo da Firenze, diretto a Ravenna, il poeta del Decameron ripercorre parte del cammino fatto da Dante negli ultimi anni del suo esilio.

Durante il tragitto verso il monastero di Santo Stefano degli Ulivi, Boccaccio ha modo di incontrare diverse persone più o meno vicine a Dante, tra cui chi lo ha accolto durante l'esilio, chi, invece, lo ha allontano e, infine, la figlia del poeta. È in questo modo che il Boccaccio viene a conoscenza di maggiori dettagli della vita di Alighieri e riesce a ricostruire la sua esistenza e a narrare la storia del sommo poeta fino ai posteri.

CURIOSITÀ SU DANTE
Le riprese del film, della durata di 11 settimane, si sono svolte tra Umbria, Marche, Toscana, Emilia Romagna e Roma.
Molte scene del film sono state girate all'interno del Castello Baglioni nel comune di Graffignano (VT).

FRASI CELEBRI DI DANTE (dal trailer ufficiale del film):

- Dante ( Alessandro Sperduti): E ne le braccia avea madonna involta in un drappo dormendo. Poi la svegliava, e d’esto core ardendo lei paventosa umilmente pascea.

- Voce off: Scrivete un libro solo di morti?

- Boccaccio (Sergio Castellitto): Ha cercato Dio e Dio è là, alla fine di tutti i disii.
 

COMMENTO   Un film appassionato e vitale, nel quale il sublime della poesia si mescola alla carnalità della vita medievale, e in cui Avati riversa, intrecciate in maniera sorprendente, le due anime del suo cinema. Il risultato è quello del ritratto dantesco che non ti aspetti: per fortuna. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
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Spesso accade che più un film è inseguito dal suo autore, e quindi più un regista cova per anni la voglia di realizzare un certo progetto, lottando contro il tempo che passa e le produzioni che non si convincono, più il risultato finale risulta in qualche modo schiacciato dal lungo ruminare dell’iter realizzativo, e dalle aspettative. Tanto quelle del regista, quanto quelle del pubblico.

Dante, che Pupi Avati ha cercato di portare al cinema per vent’anni, e ora c’è finalmente riuscito, non invece è un film rimasto vittima di sé stesso, in qualche modo. Forse, anche, perché le aspettative, perlomeno quelle dello spettatore, le spiazza completamente.

Questo non vuol dire che Dante sia un film privo di difetti, e di qualche piccola o grande ingenuità, ma vuol dire che la passione e l’energia che Avati ha messo nel film e nei personaggi che racconta sono così chiare, e così calde, da infondere al tutto vita e, soprattutto, personalità. Che, come ben sappiamo, è quella cosa che fa passare in secondo piano, spesso, mancanze e difetti.

C’è un Giovanni Boccaccio che funge da Virgilio nel mondo dantesco per noi che lo guardiamo sullo schermo. Un Boccaccio che nei confronti di Dante ha una devozione quasi mistica e religiosa, e la cui commozione è coinvolgente. Il suo viaggio verso la figlia del poeta, a Ravenna, per consegnarle un sacchetto di monete che la città di Firenze offre lei come misero e tardivo risarcimento per l’ingiusto esilio imposto al padre, è, tappa dopo tappa, l’occasione di flashback che ci raccontano un Alighieri lontanissimo dal profilo classico imposto dalla scuola, dall’accademia, dall’astrazione popolare.

Quello di Avati è un Dante giovane, inquieto, incerto e passionale, che a un romanticismo sicuramente un po’ languido ma niente affatto senza spina dorsale o eros, un romanticismo che ricorda quasi quello di certi personaggi avatiani del passato, come quelli interpretati da un Nick Novecento che non facciamo fatica a immaginare in questa parte, affianca velleità belliche e politiche quasi inedite, sicuramente poco note.

Un Dante uomo, prima ancora che poeta sublime, del quale Avati cerca di restituire questa splendida dualità con uno stile che comprenda entrambi gli aspetti. L’Inferno e il Paradiso, verrebbe da dire.

Dante è un film in cui Beatrice è tutt’altro che solo una donna angelicata, ma una figura magnetica e perturbante, sensuale e provocatoria; dove le funzioni corporali sono spesso messe in scena senza finti pudori, e non solo per coerenza storica; nel quale il gusto gotico di Avati serpeggia diabolico, incarnandosi ora in una bambola inquietante, ora in dei sotterranei dove sono riposti i morti di peste senza nome. Dante è un film dove le due anime registiche di Avati, quella romantico-nostalgica e quella appunto gotica e financo orrorifica, camminano di pari passo, intrecciandosi in maniera coerente, e a tratti sorprendente. Magari spiazzante, ma di sicuro coinvolgente.

E oltra a tradire la passione e la voglia di riversare in Dante “tutto il suo cinema”, quello di Avati è un film che denuncia, senza pedanterie né arroganti ostentazioni, la dedizione, la fatica, la pratica di una ricerca colta, paziente e appassionata. Una ricerca che non riguarda solo la biografia dantesca, o la sua opera letteraria, ma la pittura, l’architettura, i costumi e la politica di quell’epoca.

Il che si traduce, anche, nella cura con cui sono state scelte le spledide location, o gli attori del film, che oltre a Castellitto, e ai giovani Alessandro Sperduti e Carlotta Gamba (di lei sentiremo a lungo parlare), comprende nomi insoliti e raffinati come quelli di Erica Blac, Leopoldo Mastelloni, Mariano Rigillo e quel Gianni Cavina alla cui memoria il film è dedicato.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival