Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Il ritratto del Duca (The Duke)

 
pic_movie_1528   NUM   1528  
  DATA E CINEMA   2022.03.01 KAPPADUE  
  RASSEGNA   ANTEPRIME  
 
     
  REGISTA   Roger Michell  
  ATTORI   Jim Broadbent, Helen Mirren, Fionn Whitehead, Matthew Goode, Aimée Kelly, Simon Hubbard, Jack Bandeira, Craig Conway, Heather Craney, Michael Adams, James Wilby, John Heffernan, Anna Maxwell Martin, Richard McCabe, Andrew Havill, Ray Burnet  
  PRODUTTORE   Great Bison Productions, Ingenious Media, Neon Films  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Gran Bretagna  
  CATEGORIA   Commedia, Drammatico  
  ANNO   2020  
  DURATA   96 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/il-ritratto-del-duca/59136/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Il ritratto del Duca, il film diretto da Roger Michell, segue la storia di Kempton Bunton (Jim Broadbent), un anziano tassista, che nel 1961 decise di rubare dalla National Gallery di Londra il Ritratto del duca di Wellington di Francisco Goya. L'uomo inviò una richiesta di riscatto assai bizzarra dicendo che avrebbe restituito il dipinto a condizione che il governo si fosse impegnato di più nel sostenere gli anziani, un tema questo che stava molto a cuore a Kempton.

Solo 50 anni più tardi è emersa la verità su questa storia: Bunton aveva elaborato un piano fatto di tante bugie, l'unica certezza era che si trattava di un brav'uomo intenzionato a cambiare il mondo e salvare il suo matrimonio. Come e perché Kempton ha usato il Ritratto del duca di Wellington per realizzare il suo obiettivo è una storia meravigliosa e affascinante...
 

COMMENTO   Una commedia sociale come non se ne vedono da tempo anche in una delle patrie del genere: la Gran Bretagna. Erede della tradizione di Robin Hood, Roger Michell dirige il suo ultimo film prima della prematura scomparsa. I poveri che rubano ai ricchi, ma soprattutto i marginali si fanno beffe dei potenti. Il tutto con una bella dose di ironia british. Effimera ma liberatoria.
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Estremo nord dell’Inghilterra, con la Scozia a uno schioppo, terra proletaria di carbone e cantieri navali; la zona di Newcastle. Proprio lì nei primissimi anni ’60 si focalizzarono le attenzioni inattese dei media nazionali, anche di quella BBC a cui il protagonista di questa storia non voleva pagare quello che noi definiremmo il canone, perché aveva modificato la televisione per sintonizzarsi solo su ITV, la prima televisione commerciale britannica che si alimentava con la pubblicità. Perché la TV era fondamentale per passare il tempo, e gli indigenti e gli anziani avrebbero dovuto averla gratis, sosteneva chiamando in causa il giornale locale per sostenere la sua battaglia. Un piccolo ribelle a ogni livello, quindi, un sessantenne dal buffo nome di Kempton Bunton, probabilmente concepito in un ippodromo, come diceva lui stesso.

Una storia vera, sia chiaro, come ci ricorda subito una scritta che apre la commedia di Roger Michell che ora ne racconta le gesta, dal titolo Il ritratto del Duca, con Jim Broadbent nei panni del dissacrante e irresistibile anarchico e Helen Mirren in quelli della moglie, lavoratrice seria che si vergognava, almeno all’inizio, delle gesta del marito. Quali sono queste azioni da prima pagina? Il furto del ritratto del Duca di Wellington dipinto da Goya dalla National Gallery, messo in atto con una certa semplicità e unico caso di furto, sia ben chiaro finora, nel celebre museo londinese. Scriveva sempre note, Kempton, e questa volta ne mandò di minacciose al governo chiedendo come riscatto, in cambio della riconsegna del nobile selfie ante litteram, più soldi investiti nell’aiuto agli anziani, a partire dalla sua crociata personale per una televisione gratuita in tutto e per tutto.

Inutile dire che divenne un Robin Hood cavalcato dai media e inneggiato dalla popolazione più semplice, che aveva bisogno di un sollievo anche illusorio o morale, in un momento di crisi del paese, in preda a una crisi di riconversione economica, nonostante le classi agiate ancora si sentissero imperiali e intoccabili, degne di essere ritratte dei dipinti dei grandi pittori dell’epoca. I fatti in realtà andarono in maniera più ingarbugliata di come si è creduto per 50 anni e di come ce li pone il film per buona parte della su durata, vi lasciamo volentieri il gusto di cogliere fino in fondo la verità, nient’altro che la verità. Anche se in questa commedia, che riecheggia per causticità ficcante quelle prodotte dagli Ealing Studios fra anni ’40 e ’50, non conta tanto la verità, o la realtà che si viveva in quegli anni. Si è trattato di sognare per un momento la vittoria dei poveri contro i ricchi, dei vulnerabili contro i potenti, con i parrucconi giudici delle corti di giustizia che rischiavano per una volta di prenderle seriamente dallo scapigliato Kempton e da una giuria popolare, facendo la “figura dei cretini”.

Poi tutto passa, si torna alla vita di tutti i giorni, alle miserie quotidiane di un lavoro che è sempre stabile, quando c'è o, come il caso del nostro Kempton Bunton e signora, di una figlia morta adolescente da piangere, vero movente delle gesta del capofamiglia, come emerge in alcuni momenti, i più intimi e toccanti, di questa scatenata commedia effimera eppure liberatoria.

di Mauro Donzelli
critico e giornalista cinematografico
intervistatore seriale non pentito