Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Leonora addio (Leonora addio)

 
pic_movie_1525   NUM   1525  
  DATA E CINEMA   2022.02.18 PINDEMONTE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Paolo Taviani  
  ATTORI   Fabrizio Ferracane, Matteo Pittiruti, Dania Marino, Dora Becker, Claudio Bigagli  
  PRODUTTORE   Les Films d'Ici, Rai Cinema, Stemal Entertainment  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE   Nicola Piovani  
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2022  
  DURATA   90 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/leonora-addio/61609/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Leonora addio, film diretto da Paolo Taviani, racconta i tre funerali fatti a Pirandello, ma la storia si intreccia con l'uccisione, avvenuta a Brooklyn, di un giovane immigrato siciliano. Le ceneri dello scrittore dovranno attraversare l'Italia in un viaggio da Roma ad Agrigento, patria di Pirandello; infatti, dopo la sua morte, avvenuta nel 1936, è stato sepolto nel cimitero del Verano e solo nel '47 è tornato nella sua terra natìa, grazie a un gruppo di studenti che ha esortato il sindaco di Agrigento. Il viaggio verso la Sicilia è strato travagliato tanto quanto la sepoltura, non avvenuta subito, bensì quindici anni dopo la dipartita di Pirandello.
A chiudere la storia delle peregrinazioni delle ceneri dello scrittore, che solo diversi anni dopo la morte hanno trovato pace, è l'ultimo racconto di Pirandello, scritto proprio qualche settimana prima del suo addio a questo mondo. Si tratta de "Il chiodo", che narra di un giovane, che viene costretto dal padre a lasciare la sua Sicilia e la madre, per raggiungere l'America. La nostalgia dalla sua terra natìa, la lontananza dalla figura materna e la sua nuova vita oltreoceano lo porteranno, però, a compiere un gesto estremo e violento.
 

COMMENTO   Ancora Taviani (questa volta solo Paolo) e Pirandello, per un film che parla di congedi, dolenti e dignitosi, dalla vita, e della dialettica costante tra chi va e chi resta, tra quel che è stato, che è e che sarà, tra pensiero umano, storia collettiva, cinema e riflessioni personali. Paolo è rimasto, Vittorio se n'è andato. Il cinema dei Taviani è rimasto lo stesso, eppure diverso, ma lo stesso. Con la lingua dell'arte, dell'astrazione, della trasformazione del reale si riflette sul mondo, sul cinema, sulla morte. Sugli addii di ieri e quelli di domani.
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Taviani e Pirandello. Di nuovo. Dopo Kaos, dopo Tu ridi. Questa volta però c'è solo Paolo, Vittorio se n'è andato qualche anno fa: ma in questo film comunque si sente, eccome.
Leonora addio, si chiama il film, che però non ha nulla a che vedere con la novella omonima dello scrittore siciliano. Verrebbe da dire che il titolo, oltre che per affinità pirandelliana, sia stato scelto per quella seconda parola, addio, la più pertinente in un film che parla di congedi, dolenti ma dignitosi, dalla vita.

Si comincia: bianco e nero, un teatro, il Nobel consegnato a Stoccolma a Pirandello nel 1934, e poi lo scrittore a letto in una stanza grande e spoglia, i suoi figli che entrano dalla porta in fondo, bambini, e crescono e invecchiano man mano che si avvicinano al suo capezzale, mentre lo scrittore riflette sulla vita e la sua inarrestabile velocità. Sembra quasi di stare in 2001.
E poi la morte. Le ceneri. Bloccate a Roma dalla guerra e dal fascismo, da riportare in Sicilia (responsabile del trasposto: Fabrizio Ferracane) nel corso di un viaggio pieno di piccole, minimali avventure: una jeep che corre sull'Appia Antica tra le biciclette, un aereo che non parte per scaramanzia, un viaggio in treno verso il sud, in un vagone di terza classe che costa forse dolore e spavento (ma l'emigrazione arriva dopo), ma è pieno di speranza e sogno di un futuro migliore.
E ancora: la sfilata delle ceneri in città dentro una bara da bambino, la lunga, lunghissima realizzazione del mausoleo dove sono ancora oggi custodite.

Per Paolo Taviani, il viaggio rocambolesco delle ceneri del grande drammaturgo è un viaggio nella vita, nella storia e nel cinema di questo paese.
Dentro il suo film, dentro il bianco e nero fotografato da Paolo Carnera, il regista inserisce quasi sperimentalmente brani e spezzoni di film famosissimi: Paisà, L'avventura, Estate violenta, Il bandito, lo stesso Kaos.
La dialettica, costante, riguarda quella tra la vita e la morte, tra chi se n'è andato e chi è rimasto, tra quello che era e quello che sta diventando: l'uomo, il paese, il pensiero, l'umanità.
Anche quando il film cambia, abbandona il bianco e nero per abbracciare il colore (Simone Zampagni alla fotografia) e raccontare un'altra storia, quella di "Il chiodo", l'ultimo racconto di Pirandello, la dialettica rimane quella. Sì, certo, c'è il dolore dell'emigrato, ma c'è soprattutto quella scena finale, con un uomo responsabile di una morte che vede le stagioni della vita passare di fronte a una tomba sempre immobile e immutabile. E poi di nuovo teatro, applausi, chiusura.

Paolo è rimasto, Vittorio se n'è andato. Il cinema dei Taviani è rimasto lo stesso, eppure diverso, ma lo stesso. Con la lingua dell'arte, dell'astrazione, della trasformazione del reale si riflette sul mondo, sul cinema, sulla morte. Sugli addii di ieri e quelli di domani.
Leonora, addio.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival