Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 America Latina (America Latina)

 
pic_movie_1503   NUM   1503  
  DATA E CINEMA   2022.01.13 FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo  
  ATTORI   Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini, Massimo Wertmüller  
  PRODUTTORE   The Apartment, società del gruppo Fremantle, Vision Distribution e Le Pacte.  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   | Drammatico|  
  ANNO   2021  
  DURATA   90 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/america-latina/59958/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   America Latina, il film diretto da Damiano e Fabio D'Innocenzo, è ambientato a Latina, la provincia laziale note per le sue paludi bonificate, per il caldo umido e per quella centrale nucleare dimessa che si erge nei pressi di Borgo Sabotino. Il film racconta la storia di Massimo Sisti (Elio Germano), dentista facoltoso e proprietario di un suo studio; un uomo dal carattere affabile, mite e molto professionale. Massimo ha tutto ciò che ha sempre voluto: una grande villa dove vivere in completa tranquillità e una famiglia amorevole, formata dalla moglie Alessandra e le figlie Laura e Ilenia, che lo circonda ogni giorno con affetto. Le tre donne della sua vita sono tutto per lui, rappresentano la sua completa felicità e un premio, dato dalla vita, per la sua onestà e la sua esistenza volta al sacrificio e al lavoro.
Ma la tranquillità di Massimo sta per essere spazzata via in un giorno primaverile da qualcosa di inaspettato e improvviso: quando l'uomo scende in cantina - così come fa ogni giorno - non immagina di certo che qualcosa di totalmente assurdo gli stia per accadere...
 

COMMENTO   Si spingono oltre, oltre Favolacce, i fratelli D'Innocenzo, ed esplorano territori fisici e psichici oscuri ed enigmatici, raccontandoli attraverso cinema che parla una lingua forte, nuova, ossessiva, sensibile. Seguendo le vicende del protagonista Elio Germano cadiamo in un paesaggio onirico e iperrealista fatto di ansie, dubbi e fragilità, e nel cuore di una vicenda che si piazza tra favola(ccia) gotica e horror psicologico. I D'Innocenzo osano, si espongono, hanno coraggio (perfino quello di sbagliare) e un'innocenza perversa e tormentata: il loro è cinema che entra sottopelle e trascina fino in fondo, all'immagine e alla storia. Quasiasi cosa ci sia, lì in fondo. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
________________________________

Sono andati oltre, i fratelli D'Innocenzo. Non era facile. Non era scontato. Ci voleva coraggio, una qualche dissennatezza, un pizzico di follia. Ci voleva del talento.
La suburbia romana post-burtoniana di Favolacce è diventata un territorio da incubo, pontino, dove entriamo precipitando in caleidoscopio d'immagini iniziali, cadendo nella tana di un bianconoglio inesistente, per finire in un paese dove altro che meraviglie: ansia, paranoia, orrore. L'orrore quotidianissimo che serpeggia sotto la superficie del nostro mondo.
Che si annida nelle cantine buie della nostra coscienza.

Massimo, il protagonista del film, in cantina - nella cantina di una villa che fuori sembra quasi la casa della strega di Hansel e Gretel, colorata e invitante, ma che dentro sembra il collegio di Suspiria - ci trova una ragazzina. Legata e imbavagliata.
Come ci è finita? A portarla lì sarà stato l'amico di bevute, che ha bisogno di soldi? La moglie che ama tantissimo? Le due figlie, bionde, angeliche, devote? Come ci è finita, e cosa fare?
Fuori dalla villa, la desolazione di una provincia anonima e inesitente, bar al neon che emergono dal buio, concessionarie di auto usate, cancellate e cani che abbaiano. Dove siamo? Chi siamo?

America Latina è un incubo. Un incubo pieno di amore: in maniera disperata.
È l'allucinazione di un uomo fragile, perché non amato e che, forse, non sa amare. Non come si dovrebbe.
Massimo, figlio di un padre che lo disprezza, uomo che disprezza sé stesso per la distanza da quel che vorrebbe essere. Padreche non riesce a trovare stabilità, a dispetto di tutta l'apparenza su cui può contare.
America Latina è una favolaccia, un horror psico-gotico, con tanto di torte fumanti, donne fatate, gonne fruscianti, piedi bagnati, luoghi vietati e sussurri rubati.

I fratelli D'Innocenzo confermano di essere tra i pochi, oggi in Italia e forse non solo, capaci di modi nuovi e personali per raccontare una storia. Il loro cinema parla una lingua fatta di immagini libere, di suoni taglienti, silenzi assordanti, dettagli minuziosi e vastità angoscianti.
Sono ossessivi, sono spietati, sono umanissimi. Anche nell'errore, che è figlio della voglia di rischiare, di esplorare. Di esporsi allo spettatore in tutta la loro scandalosa sincerità.
Con Favolacce avevano raggrumato quel malessere capace di essere percepito solo dalle anime più candide, sbattendolo in faccia agli adulti con ferocia silenziosa e naturale. In America Latina gli adulti non sono più spettatori inconsapevoli, ma protagonisti della crisi del mondo in cui vivono e che hanno creato.

La crisi di America Latina è personale e sociale assieme, maschile ma universale, raccontata secondo coordinate geografiche, psicologiche e cinematografiche che tira in ballo loro, i D'Innocenzo, tanto quanto gli spettatori, chiamati a far parte dell'esperienza e della visione dalla sirena irrestistibile di un cinema che osa e che si spinge oltre, assumendosi tutte le responsabilità e i rischi del caso.
Un cinema che ha il coraggio del dubbio, del mistero, e rifugge ogni tentatazione di facile assertività, destabilizzando ed entrando sottopelle trascinandoti nel vortice della sua estetica e del percorso del suo protagonista.
Fino in fondo. Qualsiasi cosa ci sia, in quel fondo.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival