Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 I fratelli De Filippo (I fratelli De Filippo)

 
pic_movie_1493   NUM   1493  
  DATA E CINEMA   2021.12.14 FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Sergio Rubini  
  ATTORI   Mario Autore, Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel, Biagio Izzo, Susy Del Giudice, Giancarlo Giannini, Marisa Laurito, Vincenzo Salemme, Maurizio Casagrande, Augusto Zucchi, Marianna Fontana, Maurizio Micheli, Luciana De Falco, Nicola Di Pinto, Giovanni Esposito  
  PRODUTTORE   Pepito Produzioni con Rai Cinema in collaborazione con Nuovo Teatro  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE   Nicola Piovani  
  PAESE   Italia  
  CATEGORIA   Drammatico, Biografico  
  ANNO   2021  
  DURATA   142 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/i-fratelli-de-filippo/59490/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   I fratelli De Filippo, film diretto da Sergio Rubini, è ambientato durante i primi anni del XX secolo e racconta la storia di Peppino, Titina ed Eduardo, tre fratelli che vivono a Napoli insieme alla made Luisa. Il padre, Eduardo Scarpetta, è spesso assente, perché è in verità lo zio della madre ed è un noto attore e drammaturgo, il più celebre di quel periodo. Nonostante non siano figli legittimi - tanto che prendono il cognome De Filippo dalla madre - l'uomo riconosce i tre giovani e li introduce nel mondo del teatro sin dall'infanzia. Tuttavia questo forte legame instaurato tra padre e figli non è abbastanza forte per la società del tempo e alla morte di Scarpetta non ricevono nulla della sua eredità, spartita tra la prole legittima.
Ai tre giovani De Filippo, però, il padre ha lasciato qualcosa di ancora più importante, un'eredita speciale: il talento. Grazie a questa grandissima dote, i tre fratelli superano lo shock familiare unendo le loro forze e iniziando a seguire le orme paterne, trasformando la loro vita in arte.
 

COMMENTO   Sergio Rubini racconta la formazione del trio De Filippo come se stesse parlando dei Beatles, con l'energia e la partecipazione di un artista che narra di altri artisti. Si vede che dietro al film c'è un lungo lavoro di ricerca: dalla fotografia, dallo stile di regia, dalla ricostruzione d'epoca. Attraverso un ritratto sincero dei figli di Eduardo Scarpetta il regista riflette sull’italica arte di arrangiarsi e sul talento che nasce e si sviluppa grazie al dolore. Lavora sul sottotesto e sul sottinteso, prefigurando i dissapori fra fratelli, e felicemente sceglie tre attori poco conosciuti. (Carola Proto - Comingsoon.it)
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Chi di noi non ha un suo personalissimo ricordo dei fratelli De Filippo? Qualcuno rammenterà Eduardo, con le sue guance scavate, la sua magrezza e la sua fronte, alta chiedere al figlio Nennillo: "Te piace o' presepe?" in una replica della versione televisiva di Natale in casa Cupiello, trangugiata magari davanti a un piccolo televisore a tubo catodico rigorosamente in bianco e nero. Qualcun altro penserà all'immensa interpretazione di Titina nei panni di Filumena Marturano nell'omonimo film. Altri ancora non dimenticheranno mai a Peppino che duetta con Totò in Totò, Peppino e e la... malafemmina o ne La banda degli onesti.

In ognuno di questi casi, però, l’immenso trio di figli illegittimi di Eduardo Scarpetta difficilmente riuscirà a scrollarsi di dosso la polvere del tempo e del mito, e a uscire dall’immaginario collettivo recuperando un'urgenza di essere ri-raccontato nella sua essenza più profonda e riconquistando umanità, verve giovanile, senso di rivalsa. E allora dobbiamo ringraziare Sergio Rubini perché l'urgenza è stato lui a sentirla fortissima e ineludibile, tanto da dedicare sette anni della propria vita artistica a studiare, ricercare e documentarsi per costruire una origin story del terzetto che parlasse di talento e di rivoluzione del teatro, di ferite familiari profonde, di personalità complesse e di compromessi, invidia e frustrazione.

Il regista, intelligentemente, è partito dall'infanzia di Eduardo, Peppino e Titina, cresciuti da una madre affettuosa e prede, ciascuno a suo modo, della fascinazione per il teatro con le sue scenografie, le sue spade finte, l'odore della cipria, gli applausi scroscianti del pubblico. Si è soffermato poi su uno Scarpetta "descarpettizzato", come dice lui, un Mangiafuoco anaffettivo ed egocentrico, eccelso nella sublime arte della recitazione ma incarnazione del "vecchio", in altre parole della farsa. Se Rubini si è mosso in questa direzione, è perché gli stava a cuore narrare la rabbia e la spinta di chi parte da una posizione e di svantaggio, e con industriosità e caparbietà raggiunge un obiettivo: perché è questo che noi italiani brava gente e con la valigia di cartone abbiamo sempre fatto, imbarcandoci su una nave diretta a Ellis Island o spostandoci dalla Sicilia alla fredda e nebbiosa Milano.

"Volevo raccontare la formazione del trio De Filippo come se si trattasse di una band, come se fossero i Beatles" - ha detto Sergio Rubini a se stesso e al suo produttore prima di mettersi all'opera, e lo ha fatto con partecipazione emotiva, captando l'energia creativa di tre personalità inquiete e diversissime fra loro e restituendoci l'air du temp. Aiutato dal direttore della fotografia Fabio Cianchetti e dalla scenografa Paola Comencini, è andato a cercare la Napoli che più somigliava a quella degli anni '30, curando ogni minimo dettaglio e fissando talvolta i suoi personaggi in tableaux vivants che ricordano la pittura ottocentesca partenopea e i suoi riferimenti, senza però mai sovraccaricare il film rendendolo barocco o flamboyant. Sul palcoscenico ha invece creato una cesura anche cromatica fra il prima e il dopo, fra la tradizione ottocentesca e il realismo eduardiano che avrebbe condotto più tardi al Neorealismo.

Ma concentriamoci sulle parole "più tardi". Partendo dal presupposto che gli anni della notorietà dei De Filippo e dei loro dissapori siano cosa nota ai più, il regista ha voluto inserire ne I fratelli De Filippo delle epifanie, dei non detti pieni di rancore che alludono al tempo dei grandi dissapori. Ha lavorato insomma sul sottinteso e sul sottotesto, e chissà che prima o poi non gli venga voglia di girare un sequel, anche se, così facendo, navigherebbe nel territorio del noto e dell'iconico.

Omaggio al teatro e a una finzione che parla della realtà più dura e che al giorno d'oggi viene scartata a favore dell'evasione, se non altro dal cosiddetto popolo bue, I fratelli De Filippo si fa apprezzare anche per la scelta di affidare i ruoli di Eduardo, Peppino e Titina ad attori non certo noti, evitando la falsità del trucco esagerato e impedendoci di vedere l'attore oltre il personaggio. Mario Autore, Domenico Pinelli e Anna Ferraioli Ravel sono stati bravi a seguire le indicazioni di Sergio Rubini, e, invece di imitare i tre mostri sacri, sono riusciti a evocarli, un po’ come si fa con i fantasmi dei nostri cari.

di Carola Proto
Giornalista specializzata in interviste
Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali