Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Ariaferma (Ariaferma)

 
pic_movie_1486   NUM   1486  
  DATA E CINEMA   2021.11.01 PINDEMONTE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Leonardo Di Costanzo  
  ATTORI   Toni Servillo, Silvio Orlando, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Roberto De Francesco, Pietro Giuliano, Nicola Sechi, Leonardo Capuano, Antonio Buil Pueyo, Giovanni Vastarella, Francesca Ventriglia  
  PRODUTTORE   Tempesta con Rai Cinema in coproduzione con Amka Film Productions, RSI Radiotelevisione Svizzera / SRG SSR, con il sostegno del MIBACT DG cinema, dell’Ufficio federale della cultura, di Eurimages e il supporto della Sardegna Film Commission  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Italia, Svizzera  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2021  
  DURATA   117 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/ariaferma/59609/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Ariaferma, film diretto da Leonardo di Costanzo, è ambientato in un carcere in via di dismissione, dove sono rimasti soltanto qualche agente e pochissimi reclusi. Il piccolo gruppo di detenuti attende di essere trasferito in una nuova prigione, ma giorno dopo giorno l'attesa li porta a dare sempre meno importanza alle regole, che sembrano non avere più valore. I prigionieri si ritrovano a formare una nuova comunità, seppur molto fragile...
Nel cast del film figurano Silvio Orlando e Toni Servillo, per la prima volta protagonisti insieme.
 

COMMENTO   Una continua, logorante tensione inesplosa, come nei migliori film di genere, va di pari passo con una straordinaria capacità di raccontare eventi e personaggi personaggi in maniera sfumata e senza paura della complessità. Con Ariaferma il regista Leonardo Di Costanzo parla del carcere, ma anche di tutti noi, di una vita dominata da gerarchie, divisioni e regole che vanno superate nel nome di una comprensione comune, e di una comune umanità. Volti e interpreti perfetti (Toni Servillo e Silvio Orlando protagonisti di una gara di bravura tutta in sottotono), e una scrittura complessa e intelligente che si traduce in immagini concretissime e quasi oniriche al tempo stesso. Uno dei film migliori di Venezia 2021, dove avrebbe meritato il concorso. (Federico Gironi - Comingsoon.it)
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Toni Servillo e Silvio Orlando fanno a gara di bravura come protagonisti di uno dei film più belli visti al Festival di Venezia 2021, dove avrebbe meritato di essere presentato in Concorso. Diretto da Leonardo Di Costanzo, Ariaferma debutterà nei cinema italiani il 14 ottobre. La recensione di Federico Gironi.
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"L'ordine di trasferimento può arrivare in qualsiasi momento, anche domani", ripete Gaetano, l'ispettore di Polizia Penitenziaria che viene lasciato con un pugno di colleghi e una dozzina di agenti a gestire dodici detenuti, che poi diventano tredici, in un carcere sperduto da qualche parte in Sardegna. Un carcere vecchio, antico, malridotto. Che sta chiudendo. I carcerati: tutti trasferiti. Tranne quei dodici. Che devono aspettare, assieme alle guardie.
Gaetano ripete quella frase, ma è il primo a non crederci: perché Ariaferma, in qualche modo, è un Deserto dei Tartari delle prigioni. È il racconto di una sospensione, di una situazione anomala e carica di tensione, che comprime e sintetizza le dinamiche carcerarie (e forse non solo), portando all'evidenza tutta la loro assurdità.

"È dura stare in carcere, eh", dice a un certo punto Don Carmine Lagioia, rivolto a Gaetano. Non è una provocazione. Forse un po' sì, ma Lagioia è un boss camorrista a fine pena, è intelligente, e non ha intenzione di sobillare malumori o rivolte, in quella situazione così tesa e anomala in cui sono tutti. La sua è la frase simbolo - eccezionalmente esplicita, in un film così composto, parco di parole, refrattario a ogni retorica - della situazione raccontata da Ariaferma.
Perché certo, alcuni stanno dietro le sbarre, e altri no, ma in fondo il carcere è carcere per tutti.

Gaetano è Toni Servillo. Don Carmine è Silvio Orlando.
Due attori in forma smagliante che fanno fanno a gara di bravura, rimanendo sempre sotto le righe, ma senza mai perdere un colpo, sempre pronti a reagire a ogni piccolo gesto del collega, e degli altri membri del cast. I loro personaggi sono i poli magnetici del film di Leonardo Di Costanzo: i vertici delle rispettive fazioni, quelli che meglio di tutti capiscono dove si trovano, in che situazione sono finiti e come si devono comportare, trovando terreni comuni a forza di strappi, duelli psicologici, sporadici e composti duelli verbali dai toni bassi e compressi.

"Io e te non abbiamo nulla in comune," si lascia scappare Gaetano a un certo punto, sotto tensione. Ma lo sa benissimo che non è vero. Lo sa benissimo Di Costanzo, anche sceneggiatore con Bruno Oliviero e Valia Santella, che ha costruito il film quasi a confutare questa tesi bislacca.

Per avvicinare davvero i poli del film, e per evitare che la loro reazione sia esplosiva serve un catalizzatore. In scena arriva quindi Fantaccini (l'esordiente Pietro Giuliano), ragazzo problematico che diventa il tredicesimo detenuto dopo l'ennesimo scippo. Gaetano, che l'ha visto entrare e uscire di lì troppe volte, gli vuole bene: non riesce a nasconderlo. Perlomeno non allo sguardo silenzioso, attento e intelligente di Lagioia. Che, a modo suo, prende anche lui a benvolere il ragazzo. Eccola, allora, la cosa in comune: l'umanità, il prendersi cura. Anche a costo di violare le regole, scritte e non scritte, che magari son più assurde dell'atto vietato.

Quella stessa umanità che, in Ariaferma, sta dentro ogni singolo personaggio, perfino i più marginali, i più spigolosi, i più moralmente complicati. Perfino in coloro che vengono disprezzati dagli altri detenuti, i paria dei paria.

Volti e interpreti perfetti (ci sono anche Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Leonardo Capuano e molti altri ancora); sceneggiatura precisa; un raro equilibrio narrativo essenziale ma carico di senso ed emozione; un uso della macchina da presa che, senza inutili virtuosismi, è capace di raccontare il carcere - quel carcere, ma forse anche l'idea stessa del carcere - in maniera ruvidamente realistica rendendolo al tempo stesso un altrove astratto e indefinito, vagamente da incubo.

Chiusi in quella bolla spazio-temporale, in uno strano e forzato panopticon, i protagonisti di Ariaferma rimangono separati da sbarre spesso invisibili, ma al tempo stesso imparano progressivamente a lasciare che quella divisione si faccia permeabile, liquida, mobile.

Il processo è delicato. Ogni minima soluzione, instabile. In ogni istante la tensione latente sembra poter esplodere, sembra poter scoccare la scintilla della rivolta, o partire l'arroccamento nel proprio mondo e nelle rispettive gerarchie.
Ma il mondo di tutti, detenuti e guardie è uno solo. Il carcere, certo. Ma anche quello in cui viviamo, sempre alle prese con settarismi, rivalità, paure, divisioni, intransigenze. E sempre, invece, bisognosi di un contatto umano, di una riservata confidenza, di una confessione a mezza bocca.

Di un momento di condivisione improvvisato e inedito con chi, di solito, consideriamo altro da noi.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival