Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Un Altro Giro (Druk)

 
pic_movie_1448   NUM   1448  
  DATA E CINEMA   2021.06.16 PINDEMONTE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Thomas Vinterberg  
  ATTORI   Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Lars Ranthe, Magnus Millang, Maria Bonnevie, Susse Wold, Helene Reingaard Neumann  
  PRODUTTORE   Zentropa Entertainments, Film i Väst, Topkapi Films, Zentropa International Netherlands, Zentropa International Sweden  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Danimarca  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2020  
  DURATA   115 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/un-altro-giro/59471/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Un altro giro, film diretto da Thomas Vinterberg, racconta la storia di Martin (Mads Mikkelsen) e alcuni suoi amici, tutti insegnanti demotivati e annoiati, che affidandosi alla teoria secondo cui ogni essere umano nasce con una minima quantità di alcol in corpo, decidono di iniziare un esperimento. I quattro sono convinti che assumendo bevande alcoliche, fino a mantenere un stato di leggera ebbrezza durante tutte le ore lavorative, la mente umana possa riuscire a raggiungere stati percettivi che incrementino la creatività del genio. Ad avvalorare la loro tesi hanno anche un dato storico: Churchill vinse la Seconda guerra mondiale perennemente ubriaco. I primi riscontri sono davvero positivi e rendono così entusiasta il gruppo di amici, che i quattro decidono di fare del loro esperimento un vero progetto accademico. Peccato che esagerare con gli alcolici può portare a conseguenze inaspettate...
 

COMMENTO   Thomas Vinterberg e Mads Mikkelsen tornano a lavorare assieme con l'intesa abituale, girando un insolito e alcoolico inno alla vita in opposizione ai moralismi imperversanti e gli opposti estremismi. La recensione di Federico Gironi.
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“I strongly believe I would be a much better person if I was constantly slightly drunk”: credo fermamente che sarei una persona decisamente migliore se fossi costantemente leggermente ubriaco.
Questa frase girava sui meme dell’internet qualche anno fa. E ora, grazie a Un altro giro, scopriamo che c’è in Norvegia uno psichiatra di nome Finn Skårderuds che teorizza esattamente la stessa cosa: che l’essere umano funzionerebbe meglio a livello psico-fisico se tenesse nel sangue un tasso alcolemico fisso allo 0,5 per mille.
I protagonisti del film di Thomas Vinterberg, professori di liceo quarantenni alle prese con esistenze non del tutto soddisfacenti (la cosa vale in particolare per il Martin di Mads Mikkelsen, protagonista della storia), decidono quindi di testare empiricamente questa teoria: e le conseguenze saranno comiche, tragiche e liberatorie.

Impossibile non pensare a La grande abbuffata di Marco Ferreri, di fronte a Un altro giro, con l’alcool al posto del cibo. Inevitabile specie quando, superata la fase di euforia iniziale per i risultati tutti positivi del loro esperimento, i quattro protagonisti decidono di spingersi sempre oltre, facendo scivolare con dolcezza il film verso la tragedia.
Solo che Vinterberg non ha girato un film funerario e nichilista. Al contrario. A dispetto di un funerale, che pure c’è, il suo è un film chiaramente tutto a favore della vita, della necessità di essere presenti a sé stessi e alla propria esistenza, e agli altri, con energia e entusiasmo. Anche a costo di aiutarci un po’ con l’alcool (o magari qualche altra sostanza).

Provocazione? Forse. Anzi, certamente.
Vinterberg è come sempre beffardamente refrattario a ogni moralismo. Specie quando i quattro professori sembrano invitare i loro studenti al consumo alcoolico, e in un caso lo fanno esplicitamente, e con successo, per aiutare uno studente insicuro a “sciogliersi” nel corso di un esame.
Ma Vinterberg conosce bene l’argomento di cui parla, e non dimentica mai, a costo di sembrare un po’ cerchiobottista, i danni provocati dall’alcool, specie nel suo paese. E non si nasconde dietro al dito dell’ipocrisia negando che - in Danimarca come altrove - il consumo di alcool è pratica fin troppo intensa e diffusa.

Quello che sta davvero a cuore, al regista danese (che con Mikkelsen ritrova al volo una grande intesa creativa, e che da vecchia volpe qual è calibra con mestiere i toni e i cambi di registro del suo film) è raccontare di personaggi che sembrano non reggere più il confronto con quella giovinezza che li ha abbandonati e che si ritrovano di fronte a scuola, giorno dopo giorno, specchio impietoso del loro decadimento e dello spegnimento della loro fiamma vitale. E che grazie a loro e all’alcool (le sue cose sono collegate, basti vedere l’inizio del film), riescono a tornare a vivere.

Un’apologia dell’ebbrezza, quindi? Sì. In senso baudeleriano, del Baudelaire dello “Spleen di Parigi”, del “Bisogna sempre essere ubriachi,” che i più attenti di voi sapranno riferirsi non unicamente al vino, ma anche alla poesia e alla virtù.
Certo, la necessità di ubriacarsi senza tregua “per non sentire l'orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi tiene a terra”, Baudelaire la teorizzava già nel 1869.
Ma, passato un secolo e mezzo, e nel bel mezzo di una tempesta perfetta di nuovi e vecchi moralismi, posizioni asettiche e politicamente corrette, va anche bene che arrivi Vinterberg a ricordarcelo. E a ricordare, metaforicamente parlando, che in tempi di opinioni violentemente polarizzate, tra l’essere del tutto astemi e perdutamente alcolisti c’è la possibilità di intercettare costruttive vie di mezzo.

di Federico Gironi

Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival