Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 The father - Nulla è come sembra (The father)

 
pic_movie_1447   NUM   1447  
  DATA E CINEMA   2021.06.10 FIUME  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Florian Zeller  
  ATTORI   Anthony Hopkins, Olivia Colman, Olivia Williams, Rufus Sewell, Evie Wray, Mark Gatiss, Imogen Poots, Ayesha Dharker, Ray Burnet  
  PRODUTTORE   Trademark Films, [email protected], AG Studios NYC, Embankment Films, F Comme Film, Film4, Viewfinder  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Gran Bretagna, Francia  
  CATEGORIA   Drammatico  
  ANNO   2020  
  DURATA   97 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/the-father-nulla-e-come-sembra/59342/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   The Father - Nulla è come sembra, film diretto da Florian Zeller, racconta la storia di Anthony (Anthony Hopkins), un uomo di 80 anni, che nonostante l'età avanzata, non vuole aiuto e assistenza da sua figlia Anne (Olivia Colman). L'anziano, però, ha davvero bisogno di cure, soprattutto perché la sua mente inizia a vacillare a causa della demenza senile.
Giorno dopo giorno Anthony perde la percezione della realtà, che sotto i suoi occhi inizia a mutare in qualcosa di estraneo. Fatica a riconoscere anche la stessa Anne, che gli appare diversa e sconosciuta e inizia a dubitare della sua mente, dei suoi cari e di tutto ciò che ha intorno. Addolorata, Anne vede suo padre rinchiudersi sempre più in se stesso e il non essere riconosciuta da lui le appare come un lutto: ha perso il genitore, nonostante questi sia ancora vivo...
 

COMMENTO   Un debutto da Oscar per il premiato commediografo francese Florian Zeller, che con l'aiuto di un attore dal gigantesco talento come Anthony Hopkins, affiancato da un cast alla sua altezza, ci racconta una storia di vecchiaia e malattia che ci coinvolge sempre più, man mano che seguiamo il protagonista alle prese coi frammenti di una memoria sfuggente e di una progressiva perdita di coscienza. Un film che lascia addolorati per la sofferenza che tocca in sorte a molti di noi e dei nostri cari, ma che è anche un'esperienza cinematografica esaltante, molto rara in questi tempi di asettiche e prevedibili visioni. (Daniela Catelli - Comingsoon.it)
The Father: leggi la recensione completa del film.
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Con The Father, Florian Zeller firma un'opera prima coinvolgente e sconvolgente che, con lo straordinario talento di Anthony Hopkins e l'intelligenza della messinscena, ci offreun'esperienza cinematografica e umana di cui fare tesoro. La recensione di Daniela Catelli.

I film sulla vecchiaia e sui disturbi che la accompagnano ci sono apparsi spesso ricattatori e moralmente devastanti. Il cinema, com'è giusto che sia, racconta anche la vita umana nei suoi aspetti meno felici, come la decadenza fisica e la morte, ma per sfuggire alla spettacolarizzazione della malattia ed evitare la ricerca della lacrima facile serve un approccio particolare. Florian Zeller con The Father, che ha adattato con Christopher Hampton da una propria pièce teatrale in questo sorprendente debutto cinematografico, ha dimostrato di avere l'intelligenza e il talento necessari per affrontare il tema in modo stimolante e offrire allo spettatore, che non è mai coinvolto passivamente, le tessere di un puzzle da ricostruire, come affannosamente cerca di fare il suo protagonista.

È in questa corrispondenza tra l'azione dei personaggi in scena e la reazione emotiva del pubblico, che il film si ancora da subito nella nostra coscienza, catturando e mantenendo desta la nostra attenzione. In quello che vediamo c'è un riflesso del nostro vissuto o delle nostre paure, comprendiamo con dolore attraverso il protagonista e le persone a lui vicine cosa significhi perdere i propri punti di riferimento, attaccarsi alle piccole cose, non riconoscere l'ambiente che ci ha sempre rassicurato. E lo facciamo mentre cerchiamo di mettere a fuoco l'insieme, di unire le tessere del puzzle della vita e della personalità di questo anziano padre spaventato e confuso, di volta in volta consapevole e dimentico del tempo e delle buone maniere, divertente e respingente, disorientato e stupito da quella figlia che cambia volto, che è sposata, divorziata, nubile, deve partire per Parigi oppure no, mentre l'altra, la sua preferita, da tempo non viene più a trovarlo; indispettito dagli estranei e dalle sconosciute pazienti, sorridenti o ostili che si insinuano in casa sua, che lui non (ri)conosce, così come non si orienta nei luoghi a lui famigliari, ma a cui cerca di contrapporre la propria ferrea volontà di padre e proprietario. Frammenti di realtà che diventano le tessere di un giallo, quello della memoria che si frantuma e della coscienza che cerca di tornare a galla, assai più appassionante e reale, almeno per noi, delle continue variazioni sul tema di Christopher Nolan.

Cosa resta di noi quando la coscienza pian piano ci abbandona? Quando torniamo indifesi come bambini, testardi e capricciosi, spaventati e perduti come quando ci capitava di svegliarci nel buio della notte con un senso di solitudine e disorientamento paralizzante? Anthony Hopkins, mai tanto grande e misurato, anche nei momenti di eccentricità richiesti dal personaggio, rende toccante e preziosa la fragilità di un uomo che ha vissuto una vita lunga e piena di chissà quanti eventi e che aprendo la porta al mattino si trova di fronte a persone sempre diverse, confonde volti e ricordi, tratta con durezza chi gli vuole bene ma non può vivere con lui, non sa più cosa sia reale e cosa no e non comprende perché nel suo appartamento qualcuno abbia cambiato la disposizione delle stanze. Un uomo elegante e dignitoso la cui unica certezza è ormai l'orologio che porta al polso e che scandisce il tempo di questi strani giorni in cui non sa l'ora di cena è forse quella di colazione.

Basta uno sguardo d'un tratto smarrito, un cambiamento nella postura, nel tono della voce, e Anthony si trasforma, ci fa balenare davanti agli occhi un'immagine di quello che poteva essere stato, e non è più. Per raccontarci la storia del padre, Zeller non si limita a riproporre la messinscena teatrale, ma ci coinvolge nel viaggio interiore del protagonista e di chi gli sta vicino, trasmettendoci lo stesso senso di spaesamento, fino ad un finale tanto vero e raggelante nella sua semplicità da lasciarsi senza parole ma con una commossa comprensione del dolore di un essere umano che arriva in questo modo al termine della sua vita, bisognoso di esser preso con mano come un bambino che impara a camminare. Anche se si svolge interamente all'interno di quattro mura, The Father non riproduce pedissequamente gli spazi e le quinte di un palcoscenico teatrale, ma grazie alla regia e all'uso sapiente del montaggio, della scenografia e delle interpretazioni del cast, ci offre un'esperienza cinematografica davvero unica, capace di farci riconoscere nelle vite degli altri, come solo il grande cinema d'autore è in grado di fare.

di Daniela Catelli

Saggista traduttrice e critico cinematografico
Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità