Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 IT (IT)

 
pic_movie_1169   NUM   1169  
  DATA E CINEMA   2017.10.29 DIAMANTE  
  RASSEGNA    
 
     
  REGISTA   Andy Muschietti  
  ATTORI   Bill Skarsgård, Finn Wolfhard, Jaeden Lieberher, Nicholas Hamilton, Owen Teague, Sophia Lillis, Jackson Robert Scott, Megan Charpentier, Steven Williams, Chosen Jacobs, Wyatt Oleff, Jeremy Ray Taylor, Jack Grazer, Jake Sim, Logan Thompson  
  PRODUTTORE   KatzSmith Productions, Lin Pictures, Vertigo Entertainment, Village Roadshow Pictures  
  SCENEGGIATORE   Gary Dauberman, Chase Palmer  
  COMPOSITORE   Benjamin Wallfisch  
  PAESE   USA  
  CATEGORIA   Drammatico, Horror, Thriller  
  ANNO   2017  
  DURATA   135 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   https://www.comingsoon.it/film/it/53493/scheda/  
 
 
 

DESCRIZIONE   Adattamento dell'omonimo romanzo di Stephen King, IT si incentra sulla prima parte del racconto, ambientata negli anni 80. Il palloncino rosso che galleggia a mezz'aria è il biglietto da visita di una misteriosa entità demoniaca che tormenta i ragazzini di Derry, attirandoli in una trappola mortale senza vie di scampo. Nell'immaginaria cittadina del Maine dove la gente scompare senza motivo, l'ennesima vittima è un bambino di sette anni di nome George, risucchiato in un tombino durante un temporale. Un gruppo di ragazzini perseguitati dai bulli per diverse ragioni, si riunisce sotto la denominazione di Club dei Perdenti per indagare sul mistero della morte di George e degli altri ragazzi scomparsi. Leader dei Perdenti è il giovane Bill Denbrough (Jaeden Lieberher), fratello maggiore dell'ultima vittima, attanagliato dai sensi di colpa per non aver impedito il brutale assassinio. Al suo fianco, bersagli naturali dei prepotenti per indole, aspetto o condizioni economiche, ci sono il grassoccio Ben (Jeremy Ray Taylor), l'impulsivo Richie (Finn Wolfhard), il pragmatico Stan (Wyatt Oleff), l'appassionato di storia Mike (Chosen Jacobs), l'ipocondriaco Eddie (Jack Dylan Grazer) e l'unica ragazza della banda Beverly (Sophia Lillis). Quando la ricerca li conduce a un clown sadico e maligno chiamato Pennywise (Bill Skarsgård), ciascuno dei coraggiosi componenti del neonato Club si rende conto di averlo già incontrato prima.

La sequel del film, IT: Capitolo 2, è arrivato nei cinema all'inizio dell'autunno 2019.

PANORAMICA SU IT
Non è strano che "It", considerato praticamente da tutti il capolavoro di Stephen King, veda arrivare il suo primo, vero adattamento cinematografico a più di trent'anni di distanza dalla sua prima pubblicazione, avvenuta nel 1986.
Se si è aspettato tanto a lungo, non è stato certo per l'etichetta di qualità che il romanzo porta con sé (i produttori di Hollywood di pelo sullo stomaco ne hanno più che a sufficienza per non farsi intimidire da queste sciocchezze da intellettuali), ma più per la sfida insita nel raccontare in un film tutto o quasi tutto quello che succede in un libro che, nella sua versione italiana, pesa quasi un chilo e sfiora le 1300 pagine.

Così, mentre gli altri romanzi di King sono apparsi al cinema fin dagli anni Settanta (il primo fu Brian De Palma, che nel '76 diresse Carrie - lo sguardo di Satana, e poi venne il Kubrick di Shining, e poi tutti gli altri,), il film di "It" al cinema arriva solo adesso, nel 2017.
Certo, nel 1990, quattro anni dopo l'uscita del libro, era apparsa la miniserie televisiva della Warner, diretta da Tommy Lee Wallace dopo che George A. Romero dovette rinunciare alla regia che gli era stata offerta a causa di un conflitto d'agenda.
È la miniserie con Tim Curry nei panni del clown Pennywise, quella che fece venire gli incubi a tutta una generazione di nuovi spettatori: allora fu un grande successo, oggi viene denigrata da più parti da chi vuole darsi un tono. Ma, con buona pace di tutti, quello di Tommy Lee Wallace è un adattamento che, forse anche perché il primo, ha segnato in maniera profonda l'immaginario collettivo.
E in qualche modo si ha l'impressione che anche questo nuovo film farà i conti con il testo di King ma anche con quel precedente televisivo.

Alla versione cinematografica di It ha lavorato per diversi anni, dal 2009 al 2015, Cary Fukunaga: che allora ancora non era noto come il regista della prima stagione di True Detective, ma che già si era fatto notare il suo Sin Nombre, thriller d'avventura che ha avuto una lunga vita festivaliera.
È stato lui a realizzare le prime versioni della sceneggiatura (assieme a David Kajganich prima, e a Chase Palmer poi), ed era lui che avrebbe dovuto dirigere il film, con il giovane attore inglese Will Poulter nei panni di Pennywise, se le traversie produttive e alcuni dissidi creativi non l'avessero spinto ad abbandonare questo sogno.
Nemmeno due mesi dopo l'addio di Fukunaga, la produzione ha trovato il suo sostituto in Andrés Muschietti, giovane regista argentino che ha in curriculum l'horror del 2013 La madre, prodotto da Guillermo del Toro e interpretato da Jessica Chastain.
Con Muschietti, è entrato nel progetto anche lo sceneggiatore Gary Dauberman, che lo ha aiutato a cucirsi meglio addosso il copione di Fukunaga e soci, mantenendo però la divisione dell'adattamento del fluviale romanzo di King in due film separati.

Se il libro è infatti ambientato su due piani temporali differenti, il primo a cavallo tra il 1957 e il 1958, il secondo tra il 1984 e il 1985, con gli stessi protagonisti prima bambini e poi adulti, ma è scritto con un costante andirivieni tra presente e passato, per questo adattamento cinematografico è stato deciso fin dall'inizio di separare nettamente i due periodi: con un ovvio risparmio di energie da parte di chi ha scritto le sceneggiature, ma con una perdita di fascino narrativo per lo spettatore rispetto al testo originale.
Nel primo film, quindi, verranno raccontate le avventure del "Club dei perdenti" e descritti i primi, traumatici contatti con il pagliaccio Pennywise (che sarà interpretato da Bill Skarsgård, figlio di Stellan e fratello minore di Alexander), mentre il secondo li vedrà adulti e costretti a tornare a Derry per affrontare nuovamente quel male oscuro sbucato nuovamente dal passato. Da più parti si è detto che It sarà anche un grande omaggio al cinema fantastico degli anni Ottanta, e questa impressione si è rafforzata quando è stato annunciato che ad interpretare Richie Tozier - uno dei personaggi principali del romanzo - sarà Finn Wolfhard, il giovane attore canadese che è stato protagonista di Stranger Things, la serie di Netflix che è fortemente influenzata dallo stile cinematografico degli anni Ottanta e dalle opere di Stephen King, "It" in particolare.
E, affinché lo spirito del film fosse il più possibile vicino a quello del romanzo, Muschietti ha girato buona parte del suo It a Bangor, la cittadina del Maine di cui, per stessa ammissione di King, la Derry dei suoi libri è una versione romanzata ma non lontana da quella reale.
L'uscita nei cinema italiani di It - Parte 1: il Club dei Perdenti è prevista per il 19 di ottobre 2017, mentre entro la fine dell'anno Muschietti dovrebbe battere il primo ciak del secondo capitolo di questo attesissimo - e, a giudicare dal primo trailer, inquietantissimo - dittico cinematografico.
 

COMMENTO   Tradire il materiale originale, sintetizzare, rimescolare le carte, per cercare di manenere lo spirito di quelle pagine. È questo che tenta di fare Andy Muschietti, che omaggia Stephen King non ritenendo mai il suo libro intoccabile, sapendo cosa cambiare e cosa tenere. Scegliendo un gruppo di giovani attori bravi e convincenti, riesce a catturare lo spirito del romanzo ammiccando allo stesso tempo al pubblico più giovane con gli stilemi formali del nuovo horror alla James Wan. Una scommessa tutto sommato vincente. (Federico Gironi - ComingSoon.it)
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Ho letto per la prima volta "It" molti anni fa. Credo nei primi anni Novanta. Da qualche tempo lo sto rileggendo in inglese, lentamente, distratto da altri libri, lavori, impegni, ma tornando sempre a quelle pagine: che sono da divorare o da centellinare. E rileggendolo mi è apparso evidente come sia un romanzo così denso, così stratificato, così evocativo e fulminante nella scrittura da essere, sostanzialmente, inadattabile. Come adattare, tanto per fare un esempio, quella parte meravigliosa che è la costruzione della diga nei Barrens, e quel diventare amici di Bill e Eddie e Ben senza nemmeno accorgersene, facendo cose, sancito poi da una frase quasi appoggiata lì da Stephen King con noncuranza: "A silence fell amid the three of them. It was not an entirely uncomfortable silence. In it they became friends."?

Ecco, quella parte lì del libro di King non c'è, nel film di Andy Muschietti. Come non ce ne sono altre: e non solo, come sapete tutti, la linea temporale con i Perdenti adulti, ma tante di quelle parti solo apparentemente interlocutorie che riempiono le oltre 1200 pagine del romanzo. Quelle parti non ci sono, e va bene così. Ce ne sono altre, e va bene allo stesso modo. Va bene così perché non sta scritto da nessuna parte che per adattare un romanzo, perfino o soprattutto un romanzo come "It", si debba usare la carta carbone, o ricalcare tutto e in tutto il testo scritto. Bravi allora gli sceneggiatori, e bravo Muschietti, che non solo hanno tradito, ma han rimescolato (lo storico di Derry diventa Ben, non Mike), e perfino inventato qualcosa di sana pianta. Lasciando però - ed è questa la cosa che conta - il più possibile intatto lo spirito del libro, le sue atmosfere e i suoi temi, sia per quanto riguarda la parte più esplicitamente horror sia per tutto il lavoro metaforico che ci sta dietro.

In fondo, tra le tante cose, "It" è anche e forse prima di tutto il racconto di un gruppetto di ragazzini a cavallo tra l'infanzia e l'età adulta che si trovano di fronte a quella cosa indefinita ("it", appunto) che è il male del mondo, la sua rapacità, la sua pervasività, la sua potenza. Qualcosa che a lungo hanno potuto ignorare ma che ora, che stan diventando grandi, devono affrontare e metabolizzare in qualche modo. È un romanzo di formazione, a tutti gli effetti. Questo, l'It di Muschietti, che pure è un horror e basta o quasi, un film che sembra quasi voler mettere in secondo piano tutte le questioni che non siano quelle del genere puro, lo racconta bene. Tra le righe, in maniera meno estesa e profonda di quanto non faccia King, ma lo fa. E non lo fa nemmeno male. Perché rispetta (e rispecchia) la natura di quei personaggi, la loro età, il loro sguardo (come quanto tutti i maschi si trovano a fissare attoniti - quasi più che davati a It - una Beverly che prende il sole in reggiseno e mutandine, dopo il bagno alla Cava). Il loro condividere costante, spesso obbligato, sempre voluto.

Certo, It è un film destinato a generazioni che non hanno più molto a che vedere con quelle dei loro coetanei della fine degli anni Ottanta (dove il film di Muschietti è ambientato), figuriamoci con quelli di fine anni Cinquanta (che invece è il tempo raccontato da King), ma certe cose sono universali, e rimangono sempre le stesse. Per tutto il resto, c'è la velocità (anche eccessiva, vagamente frenetica, tanto che il racconto appare quasi frettoloso a dispetto delle due ore e quindici di durata), ci sono gli effetti speciali, c'è tutto quello che tiene attaccati allo schermo i ragazzini (e non solo) di oggi, che l'horror lo hanno conosciuto con James Wan e con i film della Blumhouse.

C'è la paura, sì, abbastanza, mica poca: perché alcune situazioni - mescolate a tanti inevitabili jump scares - sono abbastanza inquietanti, non solo nell'immediato, e comunque sempre ben congegnate. Perché non si tratta mai di solo orrore. C'è sempre quel qualcosa di più, legato all'essere un ragazzino, all'essere solo o parte di un gruppo, alla costruzione di una nostalgia che - grazie al cielo, e a Muschietti - non è mai vintage o modernariato, ma è fatta di sputi, parolacce, insulti, abbracci, risate, confessioni, occhi che si guardano, mani che si stringono. Col sangue, o senza.

di Federico Gironi
Critico e giornalista cinematografico
Programmatore di festival