Lista visioni cinematografiche di Luciano


 
 Remember (Remember)

 
pic_movie_1055   NUM   1055  
  DATA E CINEMA   2016.03.07 KAPPADUE (CINEF 53-19)  
  RASSEGNA   CINEFORUM CHAPLIN  
 
     
  REGISTA   Atom Egoyan  
  ATTORI   Christopher Plummer, Dean Norris, Martin Landau, Henry Czerny, Jürgen Prochnow, Bruno Ganz, Natalie Krill, James Cade  
  PRODUTTORE   Serendipity Point Films, Egoli Tossell Film  
  SCENEGGIATORE    
  COMPOSITORE    
  PAESE   Canada, Germania  
  CATEGORIA   Drammatico, Thriller  
  ANNO   2015  
  DURATA   95 minuti  
  LINGUA    
  SOTTOTITOLI    
  URL   http://www.rememberthemovie.com  
 
 
 

DESCRIZIONE   Remember è la storia ai giorni nostri di Zev, (il premio Oscar Christopher Plummer), che scopre che la guardia nazista che assassinò la sua famiglia circa 70 anni fa vive attualmente in America sotto falso nome. Malgrado le evidenti sfide che la scelta comporta, Zev decide di portare a termine una missione per rendere una giustizia troppo a lungo rimandata ai suoi cari, portandola a compimento con la sua stessa mano ormai tremolante. La sua decisione dà l'avvio a uno straordinario viaggio intercontinentale con conseguenze sorprendenti.
 

COMMENTO   Il Leitmotiv di questa mostra è la dimensione del ricordo, l'immersione nel ricordo, la rivalutazione del ricordo, il viaggio attraverso il ricordo.
“Remember” di Atom Egoyan è un'operazione di recupero, un'esplorazione dell'universo interiore del novantenne Zev (Christopher Plummer) alla ricerca, dopo la morte della moglie Ruth, del criminale nazista che ha sterminato ad Auschwitz la sua famiglia assieme a quella di Max, un compagno di casa di riposo che organizza tutto il viaggio del protagonista con tanto di lettera-guida (perché l'anziano “vendicatore solitario” soffre di demenza senile e sembra rimuovere continuamente buona parte del proprio passato).
Tra Stati Uniti e Canada si consuma un viaggio di ricongiunzione con i momenti più cupi dell'esistenza di Zev, passando per hotel di lusso (perché, anche se degente, l'ebreo Max dispone comunque di grandi somme), negozi d'armi da fuoco, dogane e un ospedale.
E dopo una serie di “errori”, di “case sbagliate” (uno stesso cognome può essere diffuso a causa dell'orrida pratica che avevano i nazisti in fuga di rubare l'identità a prigionieri deceduti nei lager per costruirsi una vita d'anonimato nel nuovo mondo) il protagonista giunge, nel finale, ad una sconvolgente resa dei conti con l'anziana SS.
Il film di Egoyan (in concorso) è un lavoro pulito ed essenziale, libero da atmosfere eccessivamente pesanti (basti pensare che più di una volta si riesce pure a ridere nonostante i temi in ballo siano decisamente drammatici) e in linea con le prerogative di un prodotto adatto alla grande distribuzione (una tendenza che il regista armeno naturalizzato canadese ha rafforzato negli ultimi anni).
La prova dell'ottantacinquenne Christopher Plummer, che si confronta con un ruolo di buona caratura e di certo non agevole da manovrare, è assolutamente all'altezza delle aspettative. Degni di nota nel cast anche due navigati attori come Martin Landau e Bruno Ganz (in un piccolo ruolo).
La pulizia e la trasparenza che Egoyan pone come ragioni programmatiche del suo lavoro sono decisive nel conferire alla pellicola un potenziale evocativo significativo: si pensi ai continui richiami simbolici ai campi di concentramento nazisti (questa è la materia che si tratta, nulla di sorprendente in effetti) che Zev incontra ripetutamente nella quotidianità (esempio su tutti quello della “doccia”, del vapore, tremendo emblema della shoah), o si pensi allo smarrimento che provoca la naturale inclinazione della cultura e della legislazione statunitense a favorire il dilagare della violenza (il riso amaro della scena in cui viene comprata una pistola è più che sufficiente).
Il tutto viene ottenuto con grande moderazione, con sfumature che sono sintomo di profonda sensibilità nell'affrontare una delle pagine più tremende della nostra storia. E certamente lo spaccato che si offre, il taglio adottato, permette di riflettere nello specifico sullo scioccante fenomeno della fuga dei criminali di guerra e del loro pacifico e tranquillo inserimento lontani dalla patria (fatta eccezione per quelli braccati da Wiesenthal).
Sottotono la costruzione dei personaggi secondari (il figlio del protagonista è una figura abbastanza inutile) ma è più che apprezzabile l'epilogo (anche se poteva essere costruito con più precisione), una piacevole anomalia in relazione alle aspettative che lo spettatore normalmente si crea, istruttivo nella sua totale tragicità.

La frase:
"Per quello che hai fatto non si può chiedere scusa".
a cura di Riccardo Favaro